A tu per tu con Daniele Archibugi, Direttore dell’IRPPS (Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali) del CNR dal 2018 al 2020. Dichiara di essere «Dirigente al CNR». Con lui tracciamo una disamina sulla situazione politica italiana e in particolare sui partiti all’indomani della settimana quirinalizia. Il succo dell’intervista poggia su un messaggio: lo snellimento e l’«efficienza della macchina amministrativa pubblica» come base dell’azione politica.
Dopo diversi giorni dall’elezione di Sergio Mattarella, ancora tiene banco la discussione tra partiti e all’interno di alcuni tra questi. Lei che lettura ci fornisce di questo scenario?
«Guardo al risultato dell’elezione del Presidente. La mia impressione è che le forze in campo hanno optato per la continuità e questo ha prevalso sui balletti politici. Ad un certo punto si è capito che il Paese deve andare avanti con le priorità economiche e sanitarie e i parlamentari hanno scelto la soluzione di minor conflitto».
«Senza efficienza della macchina amministrativa non c’è sviluppo», per il ricercatore del CNR Archibugi. E c’è un gran parlare di «priorità». Lei cosa metterebbe in agenda?
«La prima cosa è snellire e rendere efficiente la macchina amministrativa pubblica. È alla base di tutto. Da qui passano i finanziamenti che devono essere ottenuti tramite il PNRR, ben gestiti, rendicontati. Spesi nella realizzazione di opere nei tempi e nei modi giusti. Speriamo il Governo Draghi riesca a farlo».
Nel 2023 gli italiani andranno al voto. Si parla della fine possibile del bipolarismo con la nascita e l’affermazione di un nuovo Centro. Crede sia realmente possibile?
«La ricerca del bipolarismo ha dominato la vita politica italiana dal 1994 in poi, senza però assicurare quella stabilità che era stata promessa. E alla fine non mi pare abbia prodotto importanti risultati. Credo sia naufragato nell’incapacità di dare risposte concrete ai cittadini».
Quindi la strada di un Centro può essere percorribile?
«Ho molti dubbi. Nella maggior parte dei casi il Grande Centro si è ingrossato dopo le elezioni, non prima, proprio con l’obiettivo di contrattare meglio con le forze politiche al governo. Per troppi anni, uno dei gruppi parlamentari più grandi è stato proprio il Gruppo Misto. Ma prima delle elezioni rischia di raccogliere ben pochi consensi».
Intanto Fratelli d’Italia, al momento abbastanza solitario, nel Centro destra è in testa nei sondaggi. Come se lo spiega?
«Vede c’è stata e ci sarà sempre una parte di cittadini insoddisfatta e arrabbiata che ricerca un partito per esprimere il proprio malcontento. In passato è stato così per molti degli elettori del Movimento 5 Stelle. Spesso questi elettori protestano contro una macchina amministrativa inefficace. Se non si riesce ad aggiustarla, il Paese non riparte e rimane imbrigliato».
Di contro il PD pare godere buona salute…
«Con sorpresa nonostante ci siano state in passato delle difficoltà e scissioni interne, registriamo che oggi il PD è il primo partito. Evidentemente gli italiani, soprattutto con la crisi generata dalla pandemia, cercano forze responsabili e che reputano più affidabili. L’importante i voti e i consensi vengano ricambiati in serietà e riforme».
È evidente che per Daniele Archibugi «senza efficienza della macchina amministrativa non c’è sviluppo» e pure i fondi del PNRR rischiano di naufragare.