Sempre più vicino il divorzio dal gas russo, cosa significa per gli italiani tra rinunce e aumenti di spesa

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Manca l’ufficialità ma le intenzioni sono abbastanza chiare. L’Unione e quindi anche l’Italia ha tutta la volontà di chiudere i rubinetti di gas proveniente dalla Russia. A parte lo scivolone di Draghi con la frase slogan che ci fa pensare alla pratica del baratto, cioè cedo condizionatori in cambio di Pace (?), tutto ci fa pensare sia questione di giorni. Toni Capuozzo, storico inviato di guerra, ha precisato che a limite il baratto può comportare la «vittoria» dell’Occidente sulla Russia. Concetto diverso dalla Pace, che dovrebbe aversi talora ci fosse un’immediata deposizione delle armi da ambo le parti. Ma tale ipotesi non appare nemmeno all’orizzonte.

Oltre lo slogan

Nei fatti, oltre i proclami, tagliare il cordone ombelicale con le tubature russe significa un cambio di abitudini per gli italiani. Ed è sempre più vicino il divorzio dal gas russo. Intanto in estate i condizionatori dovranno essere sintonizzati su una temperatura di circa 27°. In inverno il tepore delle nostre dimore non dovrà superare 19°. Quindi niente t-shirt in casa in inverno, né felpe negli uffici in estate. Questo almeno per gli edifici pubblici come le scuole ad esempio. Nulla dovrebbe cambiare per le temperature da assicurare nelle strutture sanitarie, cliniche ed ospedali. Il provvedimento approderà a Montecitorio lunedi 11 aprile.

Sempre più vicino il divorzio dal gas russo, cosa significa per gli italiani tra rinunce e aumenti di spesa

Le industrie avrebbero la peggio. Infatti il problema più serio è questo. Un calo della produzione industriale in Italia e ancora peggio la chiusura possibile di alcune aziende, può spingere il Paese nella recessione. Probabilmente è pensando a questo che Carlo Calenda pare chiedere di riattivare temporaneamente le centrali a carbone. Forza Italia, allo stesso modo, invita alla cautela e alla valutazione delle conseguenze sociali che potrebbero derivare dallo stop immediato al gas russo. È vero che lo acquisteremo dall’Algeria, dal Qatar e dall’Azerbaijan. E poi dagli States. Ma non basterà. Tra l’altro i costi molto probabilmente saranno più alti della convenienza russa. Non a caso l’ISPI in un contributo di Lorenzo Borga, rende noto in chiaro che il gas naturale liquefatto americano non ci salverà. I 15 miliardi di metri cubi promessi da Biden non basteranno e soprattutto avranno costi diversi. Non foss’altro perché serviranno rigassificatori e impianti di raffreddamento. Che dire, la libertà (per dirla con parole di Borga) ha il suo prezzo e non è da escludere ce ne accorgeremo in bolletta il prossimo anno. 

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