Segnali rialzisti per il titolo Centrale del Latte d’Italia sottovalutato dell’82%. Il nostro Ufficio Studi torna ad analizzare questa interessante società dopo che a fine dicembre in area 2,26 ne era stato raccomandato l’acquisto.
Frattanto il Ftse Mib Future, anche nel primo giorno della nuova settimana sembra aver confermato il nuovo trend rialzista, anche se oggi, è atteso alla conferma con l’apertura di Wall Street, chiusa ieri per festività.
La società che capitalizza in Borsa attualmente circa 34,6 milioni di euro, produce e commercializza latte e i suoi derivati e prodotti caseari in Italia.
Il titolo (MIL:CLI) ha chiuso la giornata di contrattazione del 15 febbraio al prezzo di 2,47 in ribasso dello 0,41% rispetto alla seduta precedente. Da inizio anno, ha segnato il minimo a 2,31 ed il massimo a 2,57. Nell’anno 2020, il minimo a 1,73 ed il massimo a 2,80.
Cosa attendere da ora in poi?
Segnali rialzisti per il titolo Centrale del Latte d’Italia sottovalutato dell’82%
Rispetto alla nostra rilevazione precedente non è cambiato nulla per quanto riguarda il giudizio degli altri analisti e le comunicazioni societarie/dati di bilancio.
Leggiamo, infatti, sempre una sola raccomandazione di altri analisti con stima a 4,50 mentre i nostri calcoli portano ad un fair value fra 4,26 e 4,50.
Analisi grafica e strategia di investimento
Dopo un movimento direzionale per una buona parte dell’anno 2014, movimento che si è ridimensionato verso gli ultimi mesi di quell’anno, le quotazioni si sono mosse da quel momento in poi in laterale. Nelle ultime settimane però, diversi indicatori si stanno girando al rialzo e potrebbe essere già iniziata una fase direzionale rialzista.
Il consiglio è per chi possiede il titolo di mantenere in ottica Buy and Hold con stop loss di lungo termine a 2,25 ed obiettivo primo a 3/6 mesi in area 2,90. Primo supporto di breve a 2,40.
Gli stessi livelli possono essere “usati” da chi decide di comprare il titolo a mercato. La solita raccomandazione: titoli che capitalizzano su livelli inferiori ai 500 milioni di euro non vanno mai sovrappesati in ottica di portafoglio, in quanto potrebbero essere soggetti a forti escursioni di prezzo e questo potrebbe portare a stress operativo e ad una gestione difficile dell’operazione.
Si procederà per step.