È la domanda che si pongono milioni di italiani: perché sì o perché no? Chi e cosa ci guadagna, dov’è il “trucco”, cosa si nasconde dietro quelle 3 lettere. Procediamo con ordine e in maniera semplice, avendo a cuore di capire se l’Italia farà ricorso al MES cosa rischiamo?
Anzitutto: cos’è il MES?
MES sta per Meccanismo di Europeo di Stabilità e viene chiamato anche “Fondo salva-Stati”. È nato ufficialmente sul finire del 2012 ed è in sostanza un fondo finanziario. Il MES ha infatti un capitale sottoscritto pari a €704,8 miliardi, ma solo €80,5 mld sono stati realmente versati; la sua capacità di prestito ammonta a circa €500 mld. Quanto all’Italia, essa ha sottoscritto il capitale del MES per €125,3 mld ma ne ha versati solo poco più di 14 (dati Banca d’Italia, 2020). Bene: cosa fa in concreto e per cosa è nato? Semplice: da aiuto finanziario (soldi) ai paesi membri dell’UE che lo richiedono e che per motivi vari si trovino in difficoltà temporanee a trovare soldi a basso costo sul mercato. C’è un’ultima precisazione, assai importante: i soldi sono concessi sotto precise condizioni. Cioè: se lo Stato X chiede dei prestiti, il MES gli impartisce un preciso e dettagliato programma di aggiustamento macroeconomico. Tradotto? Gli dice: fai queste e quelle riforme. Stop.
L’Italia e il Mes
Quindi, quando uno Stato che sta per fare debito mediante nuove obbligazioni e “dovrebbe” pagare alti tassi d’interesse, per evitare ciò può rivolgersi al MES. Il quale poi “lo guida” nel fare riforme e aggiustare i suoi conti pubblici squattrinati. Un esempio? L’Italia, un nome a caso. Il Governo in pratica sta per indebitarsi tanto per colpa del Covid-19, ma non si può permettere non solo alti tassi d’interesse ma di sforare ulteriormente il debito Pil. Sarebbe la fine. Andare al 150/160% del rapporto debito/Pil (questo econdo alcune stime autorevoli) e pensare che il mercato faccia finta di nulla è pura follia. Allora pensa bene di farlo chiedendoli (a tasso zero, e magari a lunghissime scadenze) al MES. Ma questa strada ha “un difetto” (o pregio? Tutto dipende): impone precise condizioni allo Stato richiedente prima di ottenere quei fondi che tanto necessita.
Perché l’Italia non la vuole
Cosa vuol dire? Ovvero, se l’Italia farà ricorso al MES cosa rischiamo nel concreto della nostra vita? Spieghiamolo mediante scenari ed esempi altamente attendibili. Vorrebbe dire che la prossima legge finanziaria la firmerebbe il legislatore italiano, ma non sarebbe opera sua. L’ha copiata (come i compiti a scuola)? No. Semplicemente è stata fatta a Bruxelles, poi faxata una notte di settembre (il mese della finanziaria, appunto), a Roma ne discuterebbero sulle virgole, e poi sarebbe legge. Ma cosa potrebbe contenere di “tossico” quella finanziaria? Semplice:
- taglierebbe tutte le spese che il Governo non può permettersi. Esempi: Reddito di cittadinanza e Quota 100, giusto due nomi a caso (ma la lista sarebbe a dir poco lunghissima). Chiunque di noi ricorda l’anno scorso il tira-e-molla tra Roma e Bruxelles in merito all’adozione delle due misure. Sappiamo come è andata a finire. Come sappiamo che il RdC non ha risolto il problema occupazionale e che dopo maggio l’Inps spera di avere altri fondi per pagare le pensioni. Complimenti.
- Imporrebbe tasse per fare cassa. Quali? Qui – alla lettera – non esiste limite alla fantasia. Può scapparci una patrimoniale immobiliare, mobiliare, oppure entrambe per non lasciare nessuno “scontento”, aumento delle aliquote IVA, etc.
Una metafora
Quindi, alla domanda se l’Italia farà ricorso al MES cosa rischiamo, tutti staremmo lì a dire “vade retro Satana”? Nella vita tutto dipende. Facciamo una piccola metafora. Un giorno al campanello del signor Rossi e consorte citofonano i loro vicini di casa, da anni inclini a spendere e spandere più di quanto il loro reddito familiare consenta di poter fare. Chiedono ai coniugi Rossi €10.000 per sopraggiunge spese della loro famiglia, e che promettono di restituire ma che al momento non hanno in casa. Si direbbe: per non chiederli altrove? Una parola! Questi vicini di casa negli anni hanno accumulato debiti coi loro genitori, coi loro fratelli e colleghi di lavoro. E non possono neanche percorrere la via dove risiede la loro banca per quanti debiti hanno contratto con essa. Domanda: chi di noi, sapendo della loro condizione squattrinata (e un pò sciacalla, diciamola tutta), presterebbe loro i €10.000 senza chiedere in cambio un minimo di concrete e precise condizioni? Saremmo tutti dei “fatebenefratelli”? o non saremmo noi i primi a dire: cari vicini, vi prestiamo, ma vogliamo questa e quella garanzia sulla restituzione? Questo è il discorso: semplicissimo, ma di difficile quadratura per tutti. Anche per Roma.