Scenari politici e finanziari post elettorali

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Due, a mio avviso, sono i fatti di rilievo che vanno menzionati in questa giornata post elettorale.

Intanto, certamente i risultati delle elezioni italiane, ma non bisogna dimenticare l’esito del referendum tedesco della spd sulla coalizione di governo con la Merkel.

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Questo referendum ha avuto esito positivo, dando così il via libero alla nuova grande coalizione, e quindi la situazione post elettorale tedesca ha trovato uno sbocco.

Certo non la stessa prospettiva che si presenta in Italia, alla luce dell’esito elettorale.

Nessun partito e nessuna coalizione, da soli, hanno un sufficiente numero di seggi per votare la prossima fiducia ad un possibile esecutivo.

Cosa succederà?

Difficile pensare da noi ad una grande coalizione, ipotesi da taluni avanzata come rinnovato tentativo di un esecutivo forza italia-pd, anche perché da soli non avrebbero i numeri necessari.

Un esecutivo di questo tipo richiederebbe l’appoggio dell’intera coalizione di centro destra, ma all’interno di questa sono prevalse quelle componenti, che maggiormente si oppongono a tale ipotesi, senza peraltro dimenticare che la stessa forza italia, nella passata legislatura, aveva fatto venir meno il proprio appoggio ad un esecutivo di questo tipo, e da qui era nata una spaccatura con l’uscita degli alfaniani.

Probabilmente dall’impasse si uscirà con uno strumento tecnico, cioè la riforma dell’attuale legge elettorale, potrei dire necessariamente.

Ipotesi come quella del doppio turno, o l’assegnazione di una maggior quota di maggioritario, potrebbero, a parità di risultati, cambiare completamente la distribuzione dei seggi, in modo da determinare l’autosufficienza del partito o della coalizione maggioritari, in questo caso il centrodestra.

Per arrivare ad un obiettivo di questo genere, non ci sono particolari ostacoli dal punto di vista tecnico.

Uffici legislativi delle camere, dei ministeri, ed esperti di partito, certo hanno già a disposizione i dettati normativi, per procedere ad un veloce cambiamento delle norme, e peraltro basterebbero solo alcune modifiche al rosatellum, senza necessità di stravolgere l’intero impianto normativo.

Il problema semmai è politico.

Quale governo potrà portare in porto una siffatta operazione?

Difficile pensare al governo in carica, la cui funzione dovrebbe limitarsi all’ordinaria amministrazione.

Mentre l’approvazione di un testo di questo tipo certo è riconducibile a ben diverso tipo di operazione.

Si potrebbe sostenere, in effetti, che il disegno di legge potrebbe e dovrebbe soprattutto essere affrontato dalle nuove camere, e quindi non sarebbe un punto del programma di governo.

Questo è vero, ma intanto passa comunque del tempo, ed è necessario dotare il paese di un governo che compia determinate scelte, a partire dalla prossima finanziaria sino ai vari impegni anche in ambito europeo.

A questo punto l’esito più probabile potrebbe essere una rinnovata ipotesi di governo tecnico o istituzionale, con i partiti che si fanno da parte, in vista delle prossime, rinnovate elezioni.

Qualche problema ci sarebbe ugualmente, però, visto che un governo può anche essere tecnico o istituzionale nella propria composizione, a partire dal leader incaricato, ma i provvedimenti sono sempre politici, in quanto espressione di scelte in un senso piuttosto che nell’altro.

Ed a tale riguardo certo non tutti i partiti che potrebbero sostenere un tale esecutivo la pensano allo stesso modo.

C’è quindi chi immagina un disegno di legge praticamente già pronto, in materia di riforma elettorale, ed un governo che stia in carica per poco, solo per preparare nuove elezioni entro l’estate, e prima che un governo effettivamente dotato di reali poteri, in primis economici, e che goda di piena fiducia, entri nel vivo dell’azione politica, prima della prossima finanziaria.

Il vero problema sarebbe, a questo punto, il tempo necessario per approvare la nuova legge elettorale, ma non si esclude, a proposito di ipotesi, quella del ricorso ad un decreto legge da parte dello stesso governo.

In tal senso i problemi da affrontare aumenterebbero, in quanto si griderebbe allo scandalo di un esecutivo nato pressochè per l’ordinaria amministrazione, peraltro con intervento in materia che sarebbe maggiormente di competenza parlamentare, e con una funzione prevaricatrice sulla stessa dialettica politica, nel caso ponesse la questione di fiducia.

Ma tutto questo sarebbe giuridicamente, e soprattutto costituzionalmente, superabile con alcuni accorgimenti.

Intanto lo stesso presidente della repubblica, nel conferire incarico esplorativo ad idonea personalità, potrebbe proprio stabilire il compito precipuo di agevolare un’intesa istituzionale, ed i partiti, una volta definite nelle consultazioni una soluzione condivisa in materia elettorale, potrebbero già tracciare le linee guida della nuova legge.

A questo punto, sarebbero i partiti stessi a consentire una rimozione del principale ostacolo.

Il resto dei problemi potrebbe essere superato da consultazioni già programmate tra gli stessi partiti che, riguardando la materia elettorale, non passerebbero come violatori di alcun patto preelettorale.

Insomma, a me pare, tra le tante ipotesi che circolano in questo momento, che questo possa essere l’esito più probabile.

Forse ad una soluzione di questo tipo credono anche i mercati, che nel momento in cui scrivo, comunque non paiono subire cali drammatici.

Circa una perdita dell’1% il sul ftse mib e dell’1,5% sul btp future che, peraltro, al momento ha già raggiunto un target in overshooting ribassista proiettabile in base ad un pattern di magic box di medio termine.

Non resta che seguire l’evolvere della situazione, ed aggiornarsi di conseguenza.

Senza peraltro dimenticare che i primi impegni politici non saranno dedicati alla formazione del nuovo esecutivo, ma all’elezione delle cariche istituzionali di camera e senato. Passerà quindi ancora del tempo, prima di entrare nel vivo delle consultazioni presidenziali ed intanto potremo forse avvalerci di ulteriori elementi di valutazione, anche sulla base delle decisioni e delle prospettive che emergeranno dalle varie forze politiche.

Concludo questo articolo con una notazione tecnico-numerica.

In ogni caso, non dobbiamo dimenticare che uno dei più importanti indici azionari mondiali ha raggiunto il proprio massimo, proiettato in base a diverse tecniche, anche in corrispondenza di determinati coefficienti percentuali, rispetto a significativi trend precedenti.

Mi riferisco allo S & P 500, sul quale basti considerare che:

  • L’intervallo di prezzo tra il massimo del 2000 ed il massimo assoluto corrisponde al 100 % dell’intervallo tra il minimo dell’87 ed il massimo del 2000;
  • al 161,8% dell’intervallo tra il minimo del 2002 ed il massimo del 2007;
  • al 50% dell’intervallo tra il minimo del 2003 ed il massimo del 2015.
  • Inoltre, l’intervallo di prezzo tra il minimo del 2009 ed il massimo attuale corrisponde a circa il 166% dell’intervallo tra il minimo dell’87 ed il massimo del 2000.

 

Riassumendo: il più probabile esito relativo alla nascita del nuovo esecutivo passerà dalla riforma della legge elettorale, tramite un governo di transizione.

Molti analisti continueranno, in questo periodo, ad attribuire parte significativa delle dinamiche di mercato alle vicende politiche, ma non possiamo dimenticare neppure dove si è formato l’attuale massimo dello S & P 500, che ha notevole correlazione storica con gli altri indici azionari.

Intanto prima di entrare nel merito delle nuove consultazioni politiche passerà del tempo, ed intanto il quadro tecnico e finanziario, unitamente a quello politico, avrà modo di essere meglio delineato, anche alla luce delle prossime dinamiche dei prezzi.

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