Sempre più spesso, dai fatti di cronaca degli ultimi tempi è emerso che talune imprese violano sistematicamente i diritti dei lavoratori. In particolare, li sottopongono a condizioni di lavoro e ad orari illegali. Pertanto, è importante che sia i lavoratori che le imprese conoscano quali sono i limiti entro cui devono muoversi. In particolare, esiste una soglia limite di orario lavoro, che si deve rispettare anche a prescindere dalla volontà dello stesso lavoratore. Questo significa che va rispettato anche a fronte dell’esigenza del lavoratore di fare straordinari per guadagnare di più. Ciò, per salvaguardare la sua salute psicofisica. Ebbene, in caso di full time, l’orario di lavoro può contare massimo 40 ore settimanali. Questo, salve diverse previsioni del contratto collettivo di categoria, che può prevedere un orario inferiore ma non superiore.
Qualora invece l’orario settimanale dovesse essere ridotto, si parla di contratto part time. La normativa prevede un limite solamente per l’orario settimanale. Nella specie, in 7 giorni non si possono superare le 48 ore di lavoro, straordinari compresi.
Come scatta la violazione dell’orario di lavoro previsto dalla legge
Vediamo come si calcola il limite suddetto. Ebbene, non basta superare una sola volta la soglia indicata, per violare la norma. Il calcolo, infatti, va fatto con riferimento a un periodo non superiore a 4 mesi. Sicché, per verificare se la soglia delle 48 ore settimanali è stata superata, si deve fare così: sommare i vari orari di lavoro settimanali nel periodo di riferimento e poi dividere per il coefficiente 17,381. Il risultato dovrà essere inferiore alle 48 ore settimanali. Si consideri che sono previste sanzioni da 100 a 10.000 euro per imposizione di un orario di lavoro contra legem.
Tuttavia, i contratti di lavoro possono elevare il periodo di riferimento per il calcolo a 6 o, addirittura, a 12 mesi. Il tutto, per specifiche ragioni obiettive, tecniche o inerenti all’organizzazione del lavoro. Inoltre, il lavoratore dipendente ha diritto al riposo settimanale di almeno 24 ore consecutive, ogni 7 giorni. Il diritto a tale riposo è comunque calcolato su un periodo non superiore a 14 giorni.
Sanzioni da 100 a 10.000 euro per imposizione ai lavoratori dipendenti di un orario di lavoro giornaliero o settimanale contrario alla legge
Anche se non esplicitamente indicato, l’orario di lavoro massimo giornaliero può comunque essere ricavato dalla normativa. Infatti, poiché il lavoratore ha diritto ad almeno 11 ore consecutive di riposo, esso non può superare le 13 ore. Anche in questo caso, però, possono intervenire i contratti collettivi ad apportare delle deroghe, spalmando il riposo giornaliero nelle 24 ore. Veniamo alle sanzioni che ricorrono in caso di violazione dei descritti limiti.
Nel caso di superamento delle soglie per l’orario settimanale, le sanzioni applicate vanno:
- da 200 a 1.500 euro, se la violazione abbia riguardato fino a 5 lavoratori o riguardi meno di 3 periodi di riferimento;
- inoltre da 800 a 3.000 euro, se la violazione abbia riguardato un numero di lavoratori compreso tra 6 e 10 o riguardi almeno 3 periodi di riferimento;
- ed infine da 2.000 a 10.000 euro, se la violazione abbia riguardato più di 10 lavoratori o si sia verificata in almeno 5 periodi di riferimento.
Le stesse sanzioni si applicano in caso di mancato godimento del riposo settimanale.
Sanzioni per violazione dei limiti previsti per il riposo giornaliero
Nel caso in cui non venga rispettata la normativa relativa al riposo giornaliero, le sanzioni vanno:
- da 100 a 300 euro, se la violazione abbia riguardato fino a 5 lavoratori o si sia verificata in meno di 3 periodi di 24 ore;
- poi da 600 a 2.000 euro, se la violazione abbia riguardato da 6 a 10 lavoratori o si sia verificata in almeno 3 periodi, ma meno di 5, di 24 ore;
- ed ancora da 1.800 a 3.000 euro, se la violazione abbia riguardato più di 10 lavoratori o si sia verificata in almeno 5 periodi di 24 ore.
Inoltre, non è ammesso il pagamento in misura ridotta.
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