Se qualcuno ancora cerca prove della forza di questa crisi da Covid-19 le può trovare sulle cedole. Royal Dutch Shell taglia il suo dividendo. Non accadeva da 70 anni.
Crollo delle quotazioni del petrolio
Il settore energetico era già in crisi da qualche tempo. La rivoluzione dello shale oil aveva creato una vera e propria inondazione del mercato. La materia prima aveva permesso a Washington di diventare una delle prime potenze sia produttrici che esportatrici nel mondo di greggio. Inevitabilmente questo aveva creato un crollo delle quotazioni del petrolio. Oltre ad altri conseguenze a livello geopolitico. Prima fra tutte una vera e propria perdita di identità e potere da parte dell’Opec.
Una contrazione della produzione
Nuovi equilibri sul panorama internazionale si stavano ridefinendo anche grazie, o a causa, della Cina. Il primo consumatore al mondo di petrolio, infatti, era caduto in disgrazia a causa della guerra dei dazi. Adesso, a peggiorare la situazione sul settore petrolifero, c’è il coronavirus. Il lockdown dalla pandemia, ha creato una contrazione della produzione e, parallelamente, anche della domanda. Sembrano essere stati quasi inutili i tagli voluti dall’Opec in un tentativo, ormai quasi disperato, di stabilizzare la caduta dei prezzi. La settimana scorsa il greggio statunitense era addirittura sceso al di sotto del segno meno. Oltre -37 dollari al barile, un livello mai toccato prima, ma che secondo alcuni potrebbe non essere il peggiore risultato che il Wti registrerà quest’anno.
Royal Dutch Shell taglia il suo dividendo. Non accadeva da 70 anni
In questa situazione le grandi del settore petrolifero hanno dovuto rivedere i propri piani di investimento. Notizia di oggi: Royal Dutch Shell taglia il suo dividendo. Nello specifico il taglio è stato del 66%. Una mossa considerata estrema visto che non si verificava dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Negativi anche i numeri del primo trimestre: perdita netta di 24 milioni di dollari oltre al taglio da 25 a 20 miliardi di dollari sul fronte degli investimenti. Da qui il crollo di Royal Dutch Shell (LSE:RDSA)sui listini, in primis quelli inglesi. In Italia Eni ha deciso di salvaguardare la sua cedola (9,15%). Invece il cane a sei zampe si è trovato costretto a dover tagliare i progetti di ricerca già approvati, così come, già approvato, era il piano di riacquisto di azioni. Cancellato adesso.Una situazione che evidenzia in maniera ormai inoppugnabile la crisi economica mondiale. Gli ultimi dati sui vari Pil internazionali sono sconfortanti. Dopo il -4,8% degli Stati Uniti nei primi tre mesi del 2020, anche l’Italia è crollata a -4,7%.