Riforme italiane: una corsa a ostacoli

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A cura della Dott.ssa Giovanna Maria Cristina Sambataro

Da anni gli ultimi Governi hanno cercato di ristabilire l’equilibrio economico-finanziario effettuando scelte giuridiche che non hanno fatto altro che aumentare il nostro debito Pubblico. Basti osservare il nostro Bilancio per capire che ancora la strada è lunga da percorrere. Ma allora poniamoci una domanda diretta:

Perché l’Italia fa tanta fatica a produrre riforme (giuste o sbagliate che siano)? Perché queste riforme vengono emanate SENZA valutazione?

La logica seguita non è stata volta a trovare la strada del cambiamento insieme ai dipendenti e ai cittadini. Infatti nessuna riforma focalizza la sua attenzione sull’organizzazione interna, su come riorganizzare l’impiego pubblico nel senso del merito e della produttività etc. Al contrario il Governo per allentare le difficoltà di bilancio tramite grida legislative modifica tempestivamente lo stato giuridico, ma non si preoccupa affatto di farle funzionare effettivamente.

Ciò crea uno stato di allarmismo tra i dipendenti e i cittadini, portando come principale conseguenza un peggioramento del servizio pubblico. Pertanto, siamo sempre alle solite. Lo Stato invece di migliorare la propria organizzazione per dare un servizio efficiente al cittadino, fa prevalere un senso egoistico che non dà spazio al RENDIMENTO. Così il dipendente pubblico odierno cerca in tutti i modi di difendersi dagli utenti e dai loro superiori, dal versante opposto il cittadino brontola contrattaccando il Governo. Qual è il risultato?

Inefficienza pubblica, atarassia dei dipendenti pubblici e preoccupazione del cittadino.

Osservare questa realtà dall’estero, non è proprio uno bello spettacolo.

Come possiamo ritrovare la retta via?

La “valutazione”, se è fatta con criterio, migliora il rendimento di spesa e delle politiche pubbliche. Tale valutazione dovrebbe espletare quali siano gli obiettivi di lungo termine ed associare ad essa non solo riforme ma anche strumenti di controllo volti al raggiungimento degli obiettivi preposti.

Ma lo Stato italiano riuscirà ad anteporre i propri interessi per far sì che inizi il cambiamento?