Ammonta a 696mila euro la multa che Tim (MIL:TIT), Vodafone e Wind Tre ha dovuto pagare per la violazione della delibera n. 326/10/CONS che contempla due condizioni contrattuali. La prima implica l’obbligo da parte dell’operatore telefonico di interrompere il traffico in assenza di credito e quindi di non procedere a ricariche telefoniche in automatico. La seconda riguarda il diritto del cliente di effettuare una ricarica, senza che la stessa venga erogata in automatico dal servizio. Mancando il consenso del cliente a rinnovare l’offerta, l’operatore non può procedere ad un addebito che peraltro comporta un costo aggiuntivo.
Agcom a difesa del cliente
A tutela dei clienti Tim, Vodafone e Wind è giunta puntuale l’Agcom, l’Agenzia per le Garanzie nelle comunicazioni. Gli operatori sono accusati di aver violato la normativa che prevede l’obbligo di rendere nota al consumatore qualsiasi variazione di contratto.
Costi delle ricariche telefoniche automatiche
I controlli del Consiglio dell’autorità hanno rilevato non solo la modifica degli originari termini di contratto, ma anche l’introduzione di nuove condizioni che i clienti ignoravano. Per cui una volta terminato il credito residuo, ai consumatori che non avevano avuto modo di effettuare la ricarica non veniva negato il traffico in uscita. Ciò perché in automatico l’operatore provvedeva ad addebitare il denaro alla ricarica successiva con l’aggravio di un costo aggiuntivo. In particolare, Wind 3 e Vodafone addebitano 0,99 euro per protrarre di due giorni la fruizione dell’offerta, Tim invece di 0,90 al giorno per i due successivi. L’eventuale ritardo o distrazione dell’utente che tarda ad effettuare la ricarica frutta agli operatori telefonici poco meno di 1 euro al mese.
Gli operatori non hanno potuto appellarsi neanche allo iusvariandi previsto dall’art. 70, comma 4 del Codice delle comunicazioni elettroniche. La normativa contemplail diritto di apportare modifiche al contratto senza l’approvazione dei clienti perché essi hanno possibilità di recedere dallo stesso senza alcun costo. Ma i cambiamenti unilaterali operati dalle aziende telefoniche non hanno riguardato condizioni già presenti nel contratto. In più hanno aggiunto nuovi servizi a pagamento senza previo consenso dei consumatori.
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