La raccolta firme per proporre di depenalizzare la coltivazione della cannabis ha già superato quota 333.000 sulle 500.000 necessarie per andare al voto nella primavera 2022. Ma il fatto sensazionale non è il volume di adesioni. Lo è invece la velocità di raccolta: sono arrivate in soli tre giorni grazie alla nuova modalità, la firma via SPID. Vediamo oggi di cosa si tratta con la Redazione Attualità di ProiezionidiBorsa.
Da luglio i referendum si possono votare online, anche senza SPID o CIE
Il referendum pro-cannabis, la firma via SPID spiazza il Governo, già raccolte oltre 333.000 firme in pochissimi giorni. Il che la dice lunga sulla possibilità di fare congressi di partito con SPID e magari un giorno anche votare da casa, come fanno in Islanda. Ma da oggi si può farlo anche senza identità digitale o Carta d’identità elettronica (CIE). Basta aderire via web a TrustPro, un servizio che costa 3 euro e consente di apporre la firma digitale.
Referendum pro-cannabis, la firma via SPID spiazza il Governo, già raccolte oltre 333.000 firme
Il referendum si propone di depenalizzare la coltivazione della cannabis. è promosso dalle associazioni Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Antigone, Società della Ragione ed è sostenuto da +Europa, Possibile, Sinistra Italiana, Radicali italiani. Porterà gli italiani alle urne, se il 30 settembre saranno state raccolte 500mila firme. Gli organizzatori hanno chiesto una proroga ma per ora non ne sanno niente.
La filiera della cannabis crea ricadute in molti settori
La coltivazione, vendita e consumo di cannabis è una delle questioni sociali più discusse nel nostro Paese. Riguarda infatti la giustizia, la salute pubblica, la sicurezza, la creazione di impresa, la ricerca scientifica, le libertà individuali e la lotta alla mafia. Ma è anche un business che per alcuni si traduce in profitto e il mondo finanziario ha creato vari prodotti indicizzati, per esempio un ETF.
In Italia ci sono 6 milioni di consumatori
Attualmente i consumatori italiani di cannabis sarebbero 6 milioni. Alcuni dei quali sono malati che non hanno la possibilità di riceverla a scopo terapeutico, nonostante la regolare prescrizione. La coltivazione a casa però attualmente è vietata e punita con la detenzione fino a 6 anni.