Questo comportamento comunissimo sui social può costare migliaia di euro

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I social network sono uno strumento relativamente nuovo, del quale è facile abusare se non si sta abbastanza attenti. Ancor peggio se ci si mettono le questioni di cuore. A tanti lettori sarà capitato di leggere commenti ingiuriosi sotto alcuni post. Magari qualcuno avrà avuto egli stesso la tentazione di lanciare qualche insulto pubblico a un ex particolarmente molesto o con il quale non si è rimasti in buoni rapporti. Ebbene, è meglio stare attenti, perché questo comportamento comunissimo sui social può costare migliaia di euro.

Un esempio tipico è quello del fidanzato tradito che, ferito, decide di entrare sul profilo della sua ex per vendicarsi e scrivere frasi offensive. La ragazza in questione potrebbe decidere di procedere per vie legali. La parte civile potrebbe chiedere cifre spropositate come risarcimento per diffamazione. In questo caso, la somma richiesta si deve sborsare o no?

Tutti i criteri per il risarcimento

In breve, la risposta è si. La somma va definita in base a ciò che ha patito la vittima per i commenti diffamatori. Ma ci sono diversi parametri. Per il risarcimento del danno causato da questo tipo di reati – perché si, si tratta di reati – la liquidazione avviene tramite una somma di denaro compensativa. La quantificazione, invece, avviene a seconda del danno causato all’immagine e alla reputazione della persona offesa.

Sui social network, in caso di post diffamatori, la quantificazione non può derivare da una semplice dichiarazione di una sola parte in causa. Pertanto, la somma sarà decisa dal giudice sulla base non di valutazioni astratte, bensì di ciò che ha patito la vittima attraverso fatti gravi, precisi e concordanti.

I parametri assunti per la valutazione sono l’ampiezza della diffusione dello scritto, la rilevanza dell’offesa e la posizione sociale della vittima. Il riferimento normativo preciso è una ordinanza della Cassazione civile, sezione III, ovvero la n. .4005 del 18/02/2020.

Questo comportamento comunissimo sui social può costare migliaia di euro

È ovvio che in fase di eventuale giudizio civile sarà sempre utile affidarsi a un avvocato, per contestare le richieste e dimostrare che il danno preteso è invece irrisorio per diversi eventuali motivi. Alcuni di questi possono essere: il numero di persone raggiunte dai post offensivi non era così eccessivo; i post sono stati cancellati; si è smentito quanto asserito nei post in merito a certi aspetti riguardanti l’intimità dell’offeso.

In questo modo si potrà convincere il giudice che un danno non c’è stato o, se vi è stato, è molto tenue e non riconducibile alle cifre spropositate indicate nella mediazione. In questi casi, per la determinazione del danno, i giudici si rifanno alle Tabelle dell’Osservatorio sulla Giustizia Civile di Milano. Valutate tutte le questioni provate nel giudizio penale in merito ai fatti, oscillano tra un minimo e un massimo che il giudice può applicare.