In un’epoca di tassi negativi o vagamente positivi, un guadagno a due cifre in metà anno (il 1° semestre 2021) rischia di mandare in crisi milioni di risparmiatori.
Tuttavia, scopriremo che in fin dei conti non c’è niente di anomalo se si seguono alcune semplici e ferree regole. Intanto c’è da dire che questi fortunati investitori hanno guadagnato il 12% in 6 mesi e potrebbe andare anche meglio da qui al 31 dicembre.
I rendimenti degli strumenti tradizionali
Su un ipotetico deposito da 10mila euro in conto, le perdite che abbiamo stimato oscillano tra i 70 e i 110 euro. La cifra conteggia sia i costi vivi che la perdita da inflazione. Tuttavia, si tratta solo di una cifra a metà: manca infatti ancora il 2° semestre del 2021.
Meno peggio è andata invece per chi avesse deciso di rifugiarsi in strumenti tradizionali quali buoni fruttiferi e titoli di Stato. In questo caso, infatti, il saldo finale si avvantaggia della presenza di tassi d’interessi positivi (per i titoli di Stato dipende dalla durata).
Si tratta tuttavia di percentuali molte modeste che attenuano il colpo ma non lo eliminano.
Una spanna meglio va infine per chi ha optato per i conti deposito. L’assenza di costi di apertura, gestione e chiusura, unito ai rendimenti lo rendono “vincente” sul breve periodo. Meglio, sono i rendimenti irrisori degli strumenti di risparmio di Stato a rendere facile la partita sul breve termine.
Chi sono i fortunati investitori che hanno guadagnato più dell’inflazione?
Uscendo dagli strumenti standard, le strade maggiormente percorse rimandano al risparmio gestito o al fai da te.
In entrambi i casi tuttavia il risultato finale è frutto di un insieme di elementi variamente combinati tra di essi.
Ne segnaliamo 4 in particolare: la propensione al rischio, la durata dell’investimento, gli obiettivi di partenza e i costi del prodotto. Spesso quest’ultimo elemento riesce a fare da solo molta differenza (in termini di rendimenti) sul lungo termine.
Pertanto questi fortunati investitori hanno guadagnato il 12% in 6 mesi e potrebbe andare anche meglio
Ferme restando le premesse di cui sopra, prendiamo il caso di chi a Capodanno 2021 avesse deciso di investire 10mila in Borsa. Ipotizziamo che lo strumento scelto sia stato un ETF in euro con un basso TER ed abbastanza liquido.
Ancora, immaginiamo che il nostro risparmiatore avesse deciso di investire sul principale indice azionario italiano. La scelta lo avrebbe ben ripagato giacché nel primo semestre 2021 il Ftse Mib ha realizzato un +12,07% di rialzo.
Tuttavia, per simili soluzioni di investimento i bilanci non si fanno mai sulla base dei semestri ma degli anni.
Infatti nel 1° semestre del 2020 sempre lo stesso indice ha generato una perdita del 17,9%. Ma se infine allarghiamo l’orizzonte al decennio 2011-2021 il rialzo sfiora il 26%.
Una piccola morale
La scelta di uno strumento d’investimento dipende sempre dal tempo si ha a disposizione, dal proprio grado di rischio e degli obiettivi finali.
Poi per il resto bisogna solo essere consapevoli che tutte le scelte hanno le loro conseguenze. Anche con riferimento a chi pensa che “la scelta di non scegliere” (la giacenza in c/c) sia la soluzione migliore per non sbagliare.
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