Quanto si perde di perde di pensione con Quota 100? Conviene rinunciare all’idea di abbandonare la carriera lavorativa con qualche anno di anticipo o le perdite sono modeste? Qual è orientativamente la percentuale di assegno pensionistico a cui dovrebbe rinunciare il contribuente stanco del proprio lavoro? Per sapere quanto diminuisce l’assegno pensionistico occorre considerare quanti anni prima si accede al prepensionamento e il montante contributivo che il lavoratore ha versato.
Nell’articolo “A che età si può andare in pensione anticipata?” troverete informazioni dettagliate sui requisiti anagrafici per il prepensionamento. Adesso vi diremo in percentuale quanto si perde di pensione con Quota 100 per capire se convenga o meno un’uscita in anticipo. Sia gli uomini che le donne che accedono alla pensione all’età di 62 lo fanno con un anticipo di 5 anni. A perdere di più sull’importo mensile sono i lavoratori che scelgono Quota 100 ma hanno pochi anni di contributi.
Quanto si perde di pensione con Quota 100?
Il contribuente che lascia il lavoro a 62 anni e ha una storia contributiva di ben 42 anni perde una percentuale pari al 17,78% . Si tratta di una percentuale minima che invece cresce in proporzione al diminuire degli anni di contributi. Diventa pari al 18,02% dell’importo lordo della pensione per il lavoratore di 62 anni che ha un montante di contribuzione di 41 anni.
Se analizziamo il caso di chi possiede 40 anni di contributi ci rendiamo conto che la perdita si attesta sul 24,58% sull’importo lordo. Ne consegue che al netto il contribuente riceverà un assegno con un taglio del 21,75%. Con 39 anni di contributi e 62 anni di età invece la diminuzione netta dell’assegno pensionistico è pari al 22,05%. L’importo mensile più penalizzato è quello del lavoratore di 62 anni che con soli 38 anni di contribuzione subisce un taglio netto del 22,36%.
A ciò occorre aggiungere la perdita che deriva dall’aumento del Pil. Un montante contributivo non alto comporta infatti una mancata rivalutazione dei contributi che corre parallelamente all’incremento del Pil. Senza rivalutazione del montante contributivo crescono i margini di perdita per i pensionati. Ciò perché più aumenta il Pil, più elevata è perdita del montante contributivo. Di conseguenza, l’opzione Quota 100 potrebbe risultare vantaggiosa in termini economici unicamente per i lavoratori che posseggono una lunga storia contributiva.