Attualmente i pensionamenti nazionali sono vincolati da Quota 100. Molti lavoratori si domandano se sia davvero conveniente Quota 100 o se si perda qualcosa nel calcolo contributivo. La riforma pensioni sarebbe stato uno degli argomenti discussi in Parlamento in questi giorni, ma l’emergenza sanitaria potrebbe posticiparne la data. Intanto, chi si avvia al pensionamento si pone numerose domande circa il valore del proprio futuro assegno.
Come funziona
Quota 100 è stata approvata dal D.L. n. 4/2019, poi convertito nella Legge numero 26/2019. Questa soluzione è entrata in vigore lo scorso anno e resterà invariata fino alla scadenza della sua sperimentazione prevista nel 2022. La riforma, fortemente voluta dal sodalizio Lega-5 Stelle, prevede l’uscita anticipata dal mondo del lavoro per molti contribuenti. In particolare, con quota 100 è possibile andare in pensione se si possiede almeno 62 anni di età e 38 di contributi. Molti italiani sono stati rassicurati dall’allettante prospettiva dell’uscita lavorativa anticipata, ma bisogna anche fare i conti nelle proprie tasche per valutarne l’effettiva convenienza. Quanto e cosa si perde con Quota 100? L’interrogativo si impone nella mente di molti contribuenti che stanno per raggiungere il traguardo finale della carriera lavorativa.
Quanto e cosa si perde con Quota 100?
Come sappiamo, l’assegno pensionistico è il risultato dei versamenti effettuati e dei contributi versati. Ne consegue che, meno sono i contributi, più c’è il rischio di percepire una pensione bassa. È una regola che vale per la più parte dei pensionati, fatta eccezione per coloro il cui calcolo pensionistico si basa sugli ultimi stipendi. Il rischio di perdita con Quota 100 è esclusivamente legato alla ridotta contribuzione a cui si va incontro con la riduzione degli anni lavorativi. La risposta all’interrogativo iniziale non può essere univoca in quanto bisogna considerare anzitutto di quale tipo di pensione si parla, se di vecchiaia o contributiva.
Tenendo conto del calcolo che ogni lavoratore deve fare sulla base del proprio lavoro e del tipo di contribuzione, la perdita legata a quota 100 riguarda i guadagni. Difatti, è possibile parlare di un vero e proprio mancato guadagno quando alcuni optano per Quota 100. Se è vero che tale metro non prevede penalizzazioni per il calcolo, l’anticipata uscita dal lavoro implica necessariamente un minore versamento di contributi. Al minore versamento di contributi si associa un più basso coefficiente di trasformazione e, di conseguenza, un assegno con importi più bassi. Per tale ragione, è sempre bene fare dei calcoli minuziosi prima di ritrovarsi con un assegno pensionistico assai scarso e deludente.