Quanto costa alle imprese indebitarsi?
Tra i maggiori problemi nella gestione aziendale c’è la pianificazione dei cash flow o flussi di cassa. Queste sono le operazioni più importanti dopo quelle relative alla produzione.
Data la carenza di liquidità delle PMI italiane analizziamo a quale tasso queste si possono finanziare nel breve periodo.
A causa della pandemia coronavirus la situazione finanziaria è sicuramente peggiorata.
Dal comunicato del 26 Marzo 2020 della Banca d’ Italia riguardante le rilevazione dei TEGM (tassi effettivi globali medi) ai sensi della Legge n. 108/96, validi per il II trimestre 2020, per definire quanto costa alle imprese indebitarsi si rileva che:
a) per aperture di credito in conto corrente fino a € 5.000,00 tasso rilevato medio 10,62, conseguentemente il tasso soglia su base annua ai fini soglia usura è del 17,3875;
b) per aperture di credito in conto corrente oltre a € 5.000,00 tasso rilevato medio 8,31, conseguentemente il tasso soglia su base annua ai fini soglia usura è del 14,3875;
c) per scoperti senza affidamento conto corrente fino a € 1.500,00 tasso rilevato medio 15,14 conseguentemente il tasso soglia su base annua ai fini soglia usura è del 22,9250
d) per scoperti senza affidamento in conto corrente oltre a € 1.500,00 tasso rilevato medio 15,22, conseguentemente il tasso soglia su base annua ai fini soglia usura è del 23,0250;
Si precisa che per determinare le soglie oltre le quali gli interessi sono sempre da considerarsi usurai ai sensi dell’art.2 della Legge n. 108/96 e del D.L. 70/2011, ai tassi medi rilevati, aumentati di un quarto, si aggiunge un margine di ulteriori 4 punti percentuali.
Comunque la differenza tra la soglia e il tasso medio non può superare gli 8 punti percentuali.
A fronte dei tassi Euribor a tre mesi rilevati in data 01/04/2020 pari a un tasso negativo – 0,343%.
Veramente una differenza notevole.
La Banca fa provvista ad un tasso negativo e applica un tasso almeno 20 volte più alto.
Inoltre nelle operazioni di cui sopra la Banca applica spese e commissioni per esempio le CIV.
L’imprenditore si indebita ad un tasso medio minimo del 15% al 20%, considerando all’interno di tali tassi anche le spese bancarie e le commissioni, un tasso, visto anche i rendimenti dei titoli di Stato, estremamente alto e oneroso.
Dover indirizzare almeno un 20% dei propri guadagni agli istituti finanziari, potrebbe sicuramente consigliare all’imprenditore accorto in un periodo di crisi, che è sicuramente meglio chiudere la propria attività e aspettare tempi migliori.
Indebitarsi, anche per pagare propri dipendenti è sicuramente una mossa antieconomica, che può portare anche al fallimento.
Quindi dovrà licenziare i propri collaboratori, liquidare l’attività il prima possibile per pagare meno tasse, e nel gergo”… tirare giù il bandone”.
Dopo aver fatto tutto questo, richiedere il reddito di cittadinanza, che sebbene modesto, non comporta nessun rischio d’impresa.
A questo c’è una soluzione? Sicuramente, fornire agli imprenditori dei contributi a fondo perduto per non far cessare le proprie attività
Su questo punto il Governo fa orecchi da mercante?