Quanti soldi si possono tenere sul conto corrente?

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Si possono tenere soldi sul conto corrente. Ma quanti conviene lasciare lì in giacenza ed eventualmente esposti ai controlli del Fisco? Le domande che sorgono alla mente del correntista potrebbero prendere le mosse dal timore di destare comportamenti illeciti. O più semplicemente il contribuente ha in animo di aprire un altro conto corrente presso un istituto bancario diverso per questioni di privacy. Intende stornare l’attenzione dall’ammontare dei propri risparmi e preferisce dislocarli in più istituti di credito. Ciò in presenza di somme consistenti, perché in caso contrario non vi sarebbe ragione di sobbarcarsi ulteriori costi di gestione con più conti attivi.

I risparmi degli italiani

Esiste una motivazione convincente al perché in molti si chiedono quanti soldi si possono tenere sul conto corrente. I risparmi dei contribuenti italiani giacciono inerti sui conti correnti in attesa di una manovra di rianimazione tanto auspicata ma di rado effettuata. I dati riportati da una recente indagine condotta da Bankitalia fotografano una situazione di ristagno finanziario che nuoce profondamente all’economia nazionale. Ammonta a circa 1.400 miliardi di euro il capitale dei risparmiatori italiani che, depositato sul conto nel corso del tempo, langue nell’inerzia. Il controcanto delle banche era assai prevedibile in presenza di denaro fermo che non viene introdotto nel giro di vite dei mercati finanziari. Gli istituti di credito hanno difatti diminuito il tasso di interesse conferito al correntista che lascia la liquidità in giacenza sul conto.

Quanti soldi si possono tenere sul conto corrente?

Il correntista ha facoltà di scegliere quanti soldi lasciare sul proprio conto. Conviene tuttavia che abbia consapevolezza delle spese relative alla giacenza di denaro. Esiste un’imposta di bollo che impone il pagamento di 34,20 euro per chi lascia in giacenza sul conto più di 5000 euro. Si può eludere il versamento dell’imposta evitando che la giacenza media superi la soglia dei 5000 euro. A quanto pare i risparmiatori italiani preferiscono pagare l’imposta di bollo pur di non adottare soluzioni diverse. Forse per indolenza, forse per timore di precipitare in dissesti finanziari, un gruppo nutrito di correntisti italiani sguazza nell’immobilità.

I danni del risparmio stagnante

Per comodità, per pigrizia, per la paura di investire e ritrovarsi in difficoltà economiche, i risparmi languono negli istituti di credito. Piuttosto ci si chiede quanti soldi si possono tenere sul conto corrente forse per mettere a tacere quanto vien detto a gran voce. Le somme di denaro depositate sul conto perdono di valore nel tempo, sono soggette ad inflazione e impongono battute d’arresto all’economia. Il bersaglio privilegiato dall’inflazione è rappresentato dalla liquidità depositata sui conti. Il primo effetto negativo provocato dall’aumento dell’inflazione è la diminuzione del potere di acquisto. Ne consegue che il capitale posseduto dal correntista non consentirà di qui a 10 anni di acquistare i beni di cui attualmente fruisce con quel danaro.

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