Quali sono secondo gli analisti i pericoli dell’economia per il secondo trimestre

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I primi tre mesi del 2021 si sono chiusi con un bilancio che, soprattutto per le Borse USA, rappresenta un ottimo traguardo. Ma quali sono secondo gli analisti i pericoli dell’economia per il secondo trimestre?

L’ago della bilancia

Prima di rispondere a questa domanda sarà necessario considerare quello che potrebbe essere il vero ago della bilancia sui mercati nel panorama post-Covid. Nello specifico il piano infrastrutturale varato dall’amministrazione Biden e il cui scopo dovrà essere quello di fare da traino per la ripresa. Infatti si tratta di un piano di investimenti con un valore che supera i duemila miliardi di dollari. Ebbene, anche in vista di quanto potrebbe accadere proprio in virtù dei maxi investimenti in arrivo, l’S&P 500 ha raggiunto, recentemente, i 4mila punti.

Un particolare molto interessante se si guarda a quanto, sullo stesso indice, accadeva esattamente un anno fa. In quell’occasione l’S&P500 registrava un crollo pressoché verticale. Stesso discorso per il Dow che ha chiuso il mese di marzo con un rialzo superiore al 6,5%. Una ventata di ottimismo che, però, non può dimenticare alcune incertezze che permangono all’orizzonte. Da qui la presenza, nella maggior parte delle previsioni fatte dagli esperti, di una buona dose di volatilità sui mercati.

Quali sono secondo gli analisti i pericoli dell’economia per il secondo trimestre

In particolare da UBP si parla, per i prossimi mesi, di una crescita economica positiva affiancata, però, da un’ampia dose di volatilità. Occhi puntati sulla Cina con un aumento della domanda interna, a tutto beneficio del PIL. Ma quali sono secondo gli analisti i pericoli dell’economia per il secondo trimestre? Guardando ai trend di investimento di questo 2021, da Morgan Stanley sottolineano il risveglio delle materie prime. Tanto da arrivare a parlare di una possibile rinascita. Rinascita favorita anche dall’aumento della domanda nella fase di ripresa post-Covid.

A questo si aggiunga il mix nato dalle varie iniezioni di liquidità fatte per sostenere le economie mondiali. Iniezioni che, a loro volta, potrebbero causare una debolezza del dollaro ed un’impennata, seppur momentanea, dell’inflazione. Allontanandosi dal report di Morgan Stanley è inevitabile non considerare un ultimo aspetto. L’aumento della richiesta di materie prime sarà ampiamente favorito anche dal già citato ago della bilancia, ovvero il piano di investimenti voluto da Biden.