Negli ultimi mesi l’attenzione degli operatori si è spostata sull’incremento dell’inflazione attesa negli USA per l’anno 2021 e successivi.
Chiaramente, un incremento dell’inflazione attesa, potrebbe costringere la Banca centrale americana (FED) a ridurre l’attuale politica monetaria espansiva. Qualora ciò non fosse sufficiente, la Banca centrale potrebbe addirittura attuare una politica monetaria restrittiva. Questo porterebbe a conseguenti aumenti dei tassi e riduzione della massa monetaria in circolazione.
Se questo scenario venisse confermato, cosa cambierebbe per gli investitori e soprattutto, quali asset class potrebbero beneficiare dall’incremento dell’inflazione?
La dinamica è alquanto complessa, quindi al fine di semplificare, è utile distinguere tra due fasi principali. Una fase in cui l’eventuale ripresa economica, unita alle politiche monetarie espansive ancora in essere potrebbe spingere i prezzi verso l’alto. Ed una seconda fase, in cui, la FED, al fine di contrastare questo aumento dei prezzi inizia a ridurre le misure espansive o addirittura pone in essere misure restrittive. Procediamo con ordine.
Fase uno. Ripresa con politiche monetarie ancora espansive ed aumento dei prezzi
In tale scenario, la domanda di beni e servizi potrebbe iniziare a surriscaldarsi, a causa dell’enorme liquidità in circolazione. Questo fattore, se abbinato ad una ripresa del clima di fiducia dei consumatori ed alla rimozione delle misure restrittive dovute al Covid 19 dovrebbe favorire la domanda.
Un incremento della domanda, a parità di offerta favorisce una spinta dei prezzi verso l’alto, generando quindi inflazione.
In questa situazione, i prodotti monetari e la liquidità rischiano di essere erosi dall’inflazione, cosi pure i rendimenti obbligazionari. Tra gli obbligazionari, forse i prodotti inflation linked potrebbero rappresentare una buona opportunità di protezione da valutare assieme al proprio consulente, nell’ottica di un portafoglio ben diversificato.
In questo scenario, l’energia e le materie prime potrebbero aumentare di prezzo, favorendo l’aumento dei margini delle società che operano nel settore.
Questa dinamica in effetti è già in essere se osserviamo gli ultimi tre mesi di performance a Wall Street. I titoli del settore energia infatti hanno segnato in questo periodo un aumento del 11,07%, quelli delle materie prime del 9,77%, mentre i tecnologici per esempio hanno segnato un – 4,41%.
Fase due. La FED riduce la politica monetaria espansiva
Qualora l’inflazione inizi a surriscaldarsi ed il mercato del lavoro si sia consolidato, la FED, in forza del doppio mandato, potrebbe ridurre l’attuale espansione della politica monetaria. In caso l’inflazione persista, potrebbe addirittura intraprendere una politica monetaria restrittiva, con ulteriore drenaggio della liquidità e aumento dei tassi d’interesse.
Politiche monetarie restrittive, ed aumento dei tassi d’interesse, avrebbero un effetto negativo sulle quotazioni dei prodotti finanziari. Minore liquidità in circolazione vuol dire minore domanda per questi prodotti. Minore domanda a parità di offerta, spingerà i prezzi verso il basso. Prezzi verso il basso spingono i rendimenti ed i tassi d’interesse verso l’alto. Tassi d’interesse più alti, comportano un costo maggiore del capitale e quindi tendono a deprimere le valutazioni dei titoli azionari.
Ovviamente i prodotti più colpiti sarebbero quelli più rischiosi, quindi per l’obbligazionario le duration più lunghe ed i rating più bassi in primis. Per l’azionario, i titoli growth potrebbero soffrire un impatto maggiore rispetto a titoli difensivi e value.
Ci sono però alcune asset class che potrebbero beneficiare da un aumento dei tassi. Per esempio i finanziari. Un aumento dei tassi, potrebbe favorire un aumento degli spread tra interessi attivi ed interessi passivi (la cosiddetta forbice dei tassi), che per i bancari tradizionali rappresenta una delle principali fonti di reddito operativo. Gli operatori sembrano già scontare questa ipotesi, se consideriamo che i titoli finanziari quotati a Wall Street hanno segnato un aumento del 10,42% nell’ultimo trimestre.
Concludendo, quali asset class potrebbero beneficiare dall’incremento dell’inflazione?
Abbiamo visto che in fasi diverse, le asset class che più potrebbero beneficiare da un aumento dell’inflazione sono l’obbligazionario inflation linked, materie prime, finanziari ed energetici.
Un’ultima considerazione che potrebbe tornare utile nella fase due è quella di porre attenzione alla correlazione inversa tra dollaro americano (USD) e petrolio. Qualora la FED inizi a chiudere i rubinetti della politica monetaria e questo non sia seguito dalle maggiori Banche centrali straniere, il dollaro americano potrebbe rafforzarsi. Un rafforzamento del dollaro, a causa della correlazione inversa USD/petrolio, potrebbe comprimere il prezzo del greggio con possibili ripercussioni sugli energetici, ma forse oggi questo scenario appare ancora lontano.