Dallo studio dei provvedimenti fiscali varati dal Governo in materia di economia e finanza per il Covid-19 si vede che la politica in questa direzione non ha preso le decisioni più appropriate.
Non sono state stabilite le priorità e conseguentemente non sono stati approntati gli strumenti più opportuni.
La pandemia del coronavirus è stata definita una vera guerra?
Il Governo ha dichiarato più volte che sono stati presi provvedimenti fiscali emergenziali come se fossimo in presenza di una vera e propria guerra al virus.
Come sempre la politica più opportuna per avere consenso elettorale è quella degli interventi a pioggia. I sondaggi sulle forze di Governo sono una conferma di quanto affermo.
Gli interventi a pioggia anche quando siamo in presenza di enormi risorse economiche non sono mai stati lo strumento più adatto per risolvere i gravi problemi di natura economica.
Un tipo esempio è stato la Cassa per il Mezzogiorno nata nel 1950 come ente temporaneo e poi divenuta una istituzione.
I suoi interventi a pioggia e non mirati hanno portato dei miglioramenti ma non la svolta per uno sviluppo definitivo e duraturo. Uno studioso meridionalista così si è espresso :” Si poteva far tutto con una legge del genere, e questo era proprio il suo difetto”.
Il volano per lo sviluppo economico e sociale del sud Italia non è stato impugnato da un pilota come Tazio Nuvolari, purtroppo!!!
Provvedimenti fiscali ed economici del Governo: nuova o vecchia politica?
Le soluzioni di politica economica più appropriate, a situazioni di questo genere, sono già state indicate dai grandi economisti del passato.
J.M. Keynes, nel suo saggio: “How to pay for the war”, scritto nel 1940, aveva già dato le indicazioni giuste che devono essere prese durante queste emergenze.
Non venivano previsti interventi a pioggia ma mirati e indirizzati ad un unico fine, il pagamento delle spese per lo sforzo bellico e porre le basi per un prossimo sviluppo.
Convogliare le scarse risorse in una serie di rivoli come bonus e detrazioni varie non risolverà il vero problema che è la liquidità delle aziende.
In particolare delle PMI, che erano già sotto uno stress finanziario e fiscale, perché scarsamente dimensionate.
Se salta il tessuto industriale del nostro paese o se “verrà comprato” da forze illegali, la eventuale ricostruzione post virus sarà estremamente più difficile e comporterà una percentuale molto elevata di disoccupazione.
I tempi della ripresa saranno maggiori, con le classiche conseguenza di carattere sociale.
Viene quindi riproposto in modo analogo quello che è accaduto con gli interventi dei Governi passati, per non scontentare nessuno.
Le solite politiche economiche e fiscali poco incisive e come sempre non determinanti per una robusta crescita economica.
Cosa fare?
Leggere i manuali di Keynes.