La pandemia sembra non volersi arrestare. Cosa attendere? In questa sede si parlerà del problema sui vaccini in ambito sanitario. E si ci chiede: “chi si rifiuta, va licenziato?”. Ebbene, abbiamo assistito nell’ultimo mese a polemiche insorte con riguardo ad alcuni operatori sanitari che hanno rifiutato di vaccinarsi. Pertanto, si sono aperti dibattiti sull’obbligo di vaccinazione e, quindi, sull’imponibilità dello stesso per legge. In linea generale, il vaccino anti Covid in Italia non è stato reso obbligatorio.
Tuttavia, appare opportuno che soprattutto coloro che sono in contatto giornaliero con i pazienti, vi si sottopongano. Pertanto, inizia a circolare la voce secondo cui l’operatore sanitario che rifiuta il vaccino anti-Covid va licenziato. In particolare, il Ministero della Salute, è tornato a mettere il punto sulla questione dell’obbligatorietà delle iniezioni per i sanitari. Senonchè, si è reputato che la vaccinazione debba essere considerata una precondizione del contratto di lavoro pubblico. Cioè, chi sta a contatto con il pubblico non può scegliere di non vaccinarsi e per questo contagiare gli altri.
La questione dei vaccini
Problema sui vaccini in ambito sanitario. Chi si rifiuta, va licenziato? La Sottosegretaria alla Salute, Zampa, è stata molto categorica con riguardo alla questione dei vaccini. La stessa ha, infatti, sostenuto che: «la refrattarietà al vaccino da parte degli operatori sanitari, come è accaduto nelle Rsa, deve essere affrontata con l’allontanamento dalla mansione”. A tutti questi dissensi e dissidi, si aggiungono i problemi nella distribuzione delle dosi da parte della Pfizer.
Quest’ultima, infatti, a partire da domani, farà arrivare il 20% in meno delle fiale promesse. A fronte di tutte queste complicazioni, il Presidente della Commissione Ue, Van Der Layen, ha dato rassicurazioni, sul ripristino al 100% delle forniture, nelle prossime settimane. Tuttavia, finché il piano di vaccini non riprenderà a pieno ritmo, secondo una cadenza giornaliera, il problema rimarrà aperto.