In una settimana breve caratterizzata dalle festività pasquali, oggi è arrivata la conferma da Pechino di un primo trimestre in aumento. Il PIL cinese, infatti, ha registrato un saldo finale del 4,8%, oltre il 4,4% dettato dalle attese. In altre parole la crescita del Dragone ha chiuso i primi tre mesi di questo travagliato 2022 con un vantaggio interessante, sebbene non rassicurante. Il problema principale in questo caso sarà riuscire a mantenere anche in futuro questi risultati. Infatti per Pechino non si tratta solo di riuscire a contrastare gli effetti della crisi mondiale dovuta alla guerra in Ucraina. La Cina, molto presto, dovrà anche fare i conti con la presenza sempre più pericolosa di un virus in continua fase di saliscendi. Non solo, ma le misure di contenimento, sempre più rigide, rischiano di portare conseguenze sul medio periodo, soprattutto sulla catena di produzione ed approvvigionamento.
Non molto differente la situazione negli USA. Anche Washington può vantare numeri in crescita per i consumi e per l’occupazione. Per molti, questi numeri sono visti come una prima apparente boccata d’ossigeno. Il problema, anche qui però, sarà riuscire a mantenere questi standard. Le preoccupazioni sono appesantite da un’inflazione che è particolarmente minacciosa, tanto da portare ad interventi drastici da parte della Federal Reserve che nei prossimi mesi metterà mano ad un piano radicale per il rialzo dei tassi. Al centro della scena, in questi giorni, torneranno anche le trimestrali statunitensi mentre, dalle nostre parti, si aprirà la stagione dello stacco dei dividendi. Nel primo caso, a Wall Street saranno di scena nei prossimi giorni nomi come BofA, BNY Mellon, Johnson&Johnson, IBM, Lockheed Martin, Netflix e Tesla.
Prima apparente boccata d’ossigeno dai dati macro ma i timori riguardano il futuro e le tante variabili
Analizzando la situazione su entrambe le sponde dell’oceano gli esperti di Berenberg hanno notato che un settore, durante il 2022, potrebbe veder aumentare i volumi. Si tratta del settore edile che sia negli States che nel Vecchio Continente potrebbe regalare sorprese. Pur non essendo immune dai rischi presenti sul mercato in generale, per questo comparto gli esperti di Berenberg esprimono un certo ottimismo, tanto da votare per l’acquisto di nomi come Crh, Buzzi Unicem, Cemex e Heidelberg Cement. Meno entusiasmante, invece, il panorama per quanto riguarda i Paesi Emergenti. In questo caso i margini potrebbero risentire maggiormente dell’aumento dei prezzi, in particolare di quelli energetici.