Prendo 650 euro di pensione, ma pago 500 euro di affitto e la pensione diventa un problema: cosa fare e come comportarsi?

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Oggi molti pensionati vivono quasi in povertà  e le difficoltà sono all’ordine del giorno.

Da un recente articolo del Corriere:

“c’è l’impiegato che ha perso il lavoro e l’imprenditore con l’azienda fallita. C’è il ragioniere e l’avvocato. C’è la pensionata, l’operaio licenziato e l’esodato. Alle mense italiane della Caritas ci sono sempre più italiani. Non solo senzatetto, clochard e sbandati. L’esercito dei nuovi poveri è quello della gente comune, delle persone qualunque, uomini e donne della porta accanto, padri e madri, lavoratori e lavoratrici senza più lavoro, stroncati dalla crisi e dal precariato, finiti sul baratro da un giorno all’altro. ……

….In questa mensa ci sono tantissimi pensionati. Arrivano qui perché si ritrovano alla fine del mese senza soldi. Proprio come Lorenza: «Prendo 650 euro di pensione, ma pago 500 euro di affitto. Se non ci fosse la Caritas, sarei in difficoltà. Vengo qui a pranzo, spesso mi porto a casa anche gli avanzi per la cena»….”

Ma il futuro dei futuri pensionati come si prospetta?

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Secondo alcune stime, infatti, chi avrà una pensione calcolata con il sistema contributivo si ritroverà con un assegno di circa il 50-60% dello stipendio medio ricevuto negli anni di lavoro, e quindi per continuare a mantenere lo stesso tenore di vita avrà bisogno di una pensione integrativa.

La prima cosa da fare è capire quanto si riceverà di pensione dall’Inps. E’ possibile fare questo calcolo grazie al servizio Inps “La mia pensione” che potete trovare a questo link.

A questo bisogna aggiungere quello che riceveremo dall’investimento (in azienda o in un fondo) del Tfr.

Come integrare la pensione pubblica? Come e cosa fare?

Una volta stimata la pensione che presumibilmente si riceverà, bisogna calcolare quello che viene chiamato il gap previdenziale, e cioè la differenza tra quello che si vorrebbe ricevere e quello che si potrà avere dall’Inps.

Vediamo  quali sono le principali forme di risparmio e d’investimento utili a costituire una pensione integrativa.

PENSIONE INTEGRATIVA CON I FONDI PENSIONE

Chi decide di aderire a un fondo pensione deve versare periodicamente al fondo una somma in denaro prestabilita a cui, per i lavoratori dipendenti, può aggiungersi un contributo dell’azienda. Chi lavora come dipendente può destinare al fondo pensione il proprio Tfr, i lavoratori autonomi possono decidere liberamente quanto versare.

Vi sono tre tipi di fondi pensione, i fondi pensione aperti, i fondi pensione chiusi o negoziali e i PIP.

  • fondi aperti sono fondi pensione creati e gestiti da banche, da società di gestione del risparmio e da assicurazioni. Qualsiasi lavoratore vi può aderire.
  • fondi chiusi, anche detti fondi negoziali, nascono in base ad accordi tra organizzazioni imprenditoriali e sindacali, e sono per questo dedicati a specifiche categorie di lavoratori.
  • Vi sono poi i piani di previdenza individuale (PIP), che sono un altro tipo di accantonamento previdenziale, simile ai fondi pensione, ma strutturati sulla base di polizze assicurative sulla vita.

I fondi pensione investono i capitali raccolti dai sottoscrittori in altri strumenti finanziari, come azioni, obbligazioni, etf, eccetera.  Solitamente per guadagnare di più bisogna anche assumersi rischi maggiori. Visto l’obiettivo di garantire un’integrazione alla pensione pubblica, molto spesso i fondi pensione seguono strategie prudenti. Ma non sempre e non solo. Chi aderisce a un fondo pensione può comunque scegliere il fondo anche in base alla strategia di investimento posta in essere dal fondo stesso.

COME FUNZIONANO I FONDI PENSIONE

Quando si lascerà il lavoro per andare in pensione, quanto maturato dal fondo verrà trasformato in una rendita che andrà a integrare la pensione. In alternativa, il 50% del capitale maturato potrà essere ritirato subito e quello che resta diventare una rendita pensionistica. Terza alternativa: se la rendita derivante dal capitale maturato è inferiore al 50% della pensione sociale, alla scadenza può essere ritirato l’intero controvalore.

Quanto col tempo viene maturato da un fondo pensione può essere riscattato anche prima del ritiro dal lavoro: in qualsiasi momento, per una quota che può arrivare anche al 100%, ma solo per motivi precisi e urgenti, come in caso di disoccupazione, acquisto di una nuova casa, o gravi motivi di salute; dopo otto anni di versamento fino al 30% per qualsiasi motivo. Quanto versato nei fondi pensione può essere inoltre dedotto dal reddito imponibile annuo fino a un massimo di 5.164,57 euro generando in questo modo un risparmio sull’Irpef.

COME FARSI UNA PENSIONE INTEGRATIVA DA SOLI

E’ anche possibile fare da soli: magari perché non ci si fida delle performance (o dei costi) della previdenza integrativa o si vuole evitare il più possibile la volatilità dei mercati finanziari e si investe in buoni postali, buoni del Tesoro o obbligazioni

Ma qualunque sia la strada che si decide di seguire, prima si comincia e meglio è.