I dati dell’Istituto Superiore di Sanità forniscono un quadro chiaro dello sviluppo della demenza di Alzheimer in Italia. Al momento, gli over 65 colpiti sono circa il 5 per cento. La stima, sempre in Italia, è di circa 500mila malati. Numeri impressionanti che aumentano con l’età: oltre gli 85 anni la percentuale sale infatti al 30 per cento degli individui. La malattia ha un inizio apparentemente trascurabile. Alcuni dettagli si dimenticano, piccole cose che sembrano di poco conto. Purtroppo, negli anni, si arriva anche a dimenticare come svolgere le attività quotidiane più comuni. Infine, non si riesce più a riconoscere neanche i familiari stretti. Nelle statistiche anche il sesso è un fattore importante: le donne sono generalmente più colpite degli uomini. La demenza degenerativa è solo un tipo di malattia, e quello più noto è appunto l’Alzheimer. Esiste anche la demenza di Pick, come pure demenze di origine vascolare.
Prevenire, in generale, è la scelta migliore: l’Istituto Superiore di Sanità ricorda infatti che non esiste cura. È anche vero che il decorso della malattia è piuttosto lento, con un’aspettativa di vita di circa 8-10 anni dopo la diagnosi. La prevenzione, come si diceva, è fondamentale. Si può partire dall’alimentazione e, in questo senso, c’è un’importante ricerca che spiega quali cibi evitare.
Potremmo avere fegato protetto da patologie e rischi ridotti di Alzheimer evitando di consumare questi cibi comuni
Lo studio in questione è stato condotto dall’Università di Leeds. I ricercatori hanno rilevato che il consumo di carni rosse lavorate aumenterebbero il rischio di sviluppare una forma di demenza. Non solo, ma consumare meno carni rosse sarebbe anche un modo per rendere il fegato protetto da patologie. Questi cibi sarebbero infatti causa di fegato grasso. Il bacon, per esempio, aumenterebbe il rischio di demenza di circa il 44%. Bastano solo 2 fette al giorno, circa 25 grammi, per provocare questo sviluppo. Anche salsicce, carni in scatola e insaccati sarebbero cibi assolutamente da evitare per non favorire una predisposizione genetica. I ricercatori che hanno condotto lo studio sono speranzosi che questo possa essere un primo passo per capire come intervenire sulla dieta delle persone in via preventiva.
Il Ministero della Salute italiano ha stilato un piano di prevenzione che serve a comprendere meglio come agire prima che la malattia insorga. Nello specifico, tra le strategie consigliate c’è appunto una dieta equilibrata, ma anche l’attività fisica e l’abbandono di fumo e alcol. Utile anche, per ritardare l’insorgenza dell’Alzheimer, tenere la mente impegnata con attività come lettura, musica e studio.
Ecco dunque come potremmo avere fegato protetto e intervenire con la prevenzione.
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