Il D.L. 162/2019 ha disposto l’obbligo per tutti i cittadini di pagare quanto dovuto alla Pubblica Amministrazione attraverso la piattaforma PagoPA. Questo sistema consente una semplificazione delle modalità di pagamento di tasse e imposte. Oltre ad una razionalizzazione dei processi per i vari Enti creditori ed un contenimento dei costi per i contribuenti. Insomma, un obbligo che semplifica il rapporto tra cittadini e Fisco. I contribuenti possono infatti scegliere se effettuare il pagamento sul sito dell’Ente creditore, della propria banca o di un Istituto di pagamento. Apparentemente quindi, i pagamenti verso lo Stato dovrebbero essere gestiti in esclusiva attraverso questa modalità. Con vantaggi per tutte le parti in causa. La realtà sembra però essere diversa. Tanto da indurre l’Antitrust a chiedere un chiarimento in quanto potrebbero esserci possibili rischi per chi paga le tasse in questo modo.
La posizione dell’Antitrust
Con la segnalazione S4007/dsc, l’Antitrust ha sollevato alcuni rilievi in merito a quanto disposto dall’articolo 5 del D.Lgs 82/2005. In particolare, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha analizzato le modalità di pagamento verso gli Enti pubblici. Nonostante la normativa imponga l’uso della piattaforma PagoPA, molte amministrazioni utilizzano anche altri canali. Addirittura, il recente Decreto Rilancio ha previsto una riduzione di alcune imposte per chi provvede attivando una domiciliazione bancaria ad hoc. Insomma, l’Esecutivo stesso ha previsto un’agevolazione per i contribuenti che utilizzano una modalità di pagamento non contemplata da un’altra norma. Per questi motivi, l’Antitrust ha chiesto al Governo un chiarimento per pagare correttamente le tasse.
Possibili rischi per chi paga le tasse in questo modo
Da quanto emerge dal documento dell’Antitrust, nella Pubblica amministrazione non esiste uno standard definito per i pagamenti. Alcuni Enti prevedono infatti il solo sistema PagoPA, altri invece accettano anche la domiciliazione bancaria prevista dal Decreto Rilancio. Per i contribuenti potrebbe emergere il rischio di vedersi erroneamente contestare un mancato pagamento. Insomma, chi ha pagato alcune imposte con l’addebito diretto in conto corrente, potrebbe rischiare verifiche e contestazioni. Ovviamente facilmente confutabili ma comunque fastidiose. Per questo motivo, l’Antitrust chiede un chiarimento per pagare correttamente le tasse. Ovvero un pronunciamento definitivo del Legislatore che chiarisca le modalità consentite per saldare le proprie pendenze con il Fisco. Una tutela per i cittadini che rischiano anche di non sapere per quanto tempo conservare i propri documenti di conferma di un pagamento. Abbiamo affrontato questa tematica in un recente approfondimento.