In precedenti articoli abbiamo posto l’accento sulla situazione dei mercati, conseguente all’invasione russa dell’Ucraina.
Utilizzando, in particolare, metodi proprietari come Magic Box e PLT.
Ma fin dove potrebbe spingersi la guerra?
Potrebbe verificarsi un suo allargamento ad altri Stati?
Inutile girarci attorno, in molti se lo stanno domandando.
Possibile una terza guerra mondiale? Dalla strategia del primo attacco all’equilibrio del terrore
La risposta a questa domanda riconduce principalmente alla evoluzione delle strategie geopolitiche dopo la seconda guerra mondiale.
Questa guerra si era conclusa con l’uso di armi atomiche statunitensi.
E dal quel momento la storia dell’uomo è cambiata.
Le superpotenze sono infatti in grado di usare un arsenale atomico, in grado di distruggere diverse volte l’intera umanità.
Ma non si deve pensare che le cose siano rimaste immutate.
La strategia atomica è cambiata nel tempo.
La strategia del primo attacco
Inizialmente le testate atomiche erano dislocate su missili balistici solo in basi a terra.
Questo rendeva possibile un primo attacco preventivo contro tali basi.
Chi avesse agito per primo, avrebbe avuto la possibilità di distruggere tutto o parte rilevante dell’arsenale del nemico.
E quindi lo Stato attaccato non sarebbe stato in grado di realizzare una reazione sufficiente.
Equilibrio del terrore
Successivamente la situazione si modificò radicalmente.
Fu infatti possibile dislocare missili con testate atomiche anche su aerei, navi e sommergibili.
Con una rilevante conseguenza
Trattandosi di mezzi mobili è impensabile che una superpotenza nemica riesca ad intercettarli e distruggerli tutti.
Ma anche la notevole mole di armi accumulate ha una sua conseguenza.
Anche se il nemico riuscisse a distruggere una significativa parte dell’arsenale nemico, ne rimarrebbe sempre una parte sufficiente a distruggere diverse volte l’attaccante.
Ci domandiamo se quindi sia possibile una terza guerra mondiale.
Noi pensiamo di no, proprio per i motivi già detti.
Gli Stati eventualmente coinvolti fanno parte della Nato, alleanza militare che prevede che l’attacco contro anche uno solo di essi sia considerato attacco contro tutti.
E parimenti riteniamo che, se l’Ucraina non avesse rinunciato ad armi atomiche, che possedeva, probabilmente non sarebbe stata attaccata.
Il memorandum di Budapest ed i suoi tragici effetti
Nel 1994 fu firmato una sorta di accordo, in base al quale l’Ucraina consegnava le testate atomiche, ereditate dall’Urss, alla Russia.
Circa 1.500 testate, arsenale atomico di tutto rispetto. In cambio del rispetto della sua sovranità.
Si impegnavano in tal senso Russia, Inghilterra ed USA.
Poi si aggiunsero Francia e Cina.
Fu un tragico errore quella consegna.
Quell’impegno evidentemente è carta straccia per la Russia, come già dimostrato in Crimea.
E proprio il fatto che l’Ucraina non abbia più una propria deterrenza atomica autonoma, ha consentito di attaccarla, senza timori di ritorsioni atomiche da parte della Russia.
Ma Putin avrebbe comunque ordinato l’invasione, se ancora l’Ucraina fosse stata in possesso di tali testate?
Francamente, c’è quanto meno da dubitarne.
Al tempo stesso, dopo incertezze iniziali, alcuni Stati occidentali, tra cui gli USA e l’UE, hanno deciso quanto meno aiuti militari sotto forma di fornitura di armi all’Ucraina. Ben sapendo di non aver nulla da temere da un eventuale rischio di attacco atomico russo, proprio grazie agli arsenali nucleari di cui sono in possesso. Ed è grazie a questi che tali Stati possono sentirsi liberi da minacce atomiche.
L’equilibrio del terrore ha segnato quindi la storia e continua a segnarla.