Una guida per saperne di più in fatto di polli trattati con la candeggina. Il colorificio dalla ferramenta, sembra essersi trasferito nel comparto alimentare. Dopo il caso delle olive verniciate, di cui abbiamo già avuto modo di occuparci in un precedente approfondimento, ora è la volta dei polli trattati con la candeggina. La notizia è rimbalzata dai media esteri, dove la storia ha preso avvio, fino alle porte di “casa nostra”. Una vicenda che rischia di farci andare letteralmente di traverso tutti i piatti a base di pollo.
Ahi voglia a dire che la carne bianca è la più magra e salutare, adatta pure per i bambini, se poi si rischia d’ingoiare un coscio o un’aletta candeggiata! La parola su cui ora intendiamo puntare i riflettori è appunto “rischio”, perché non tutte le aree geografiche sono parimenti esposte. Vediamo quindi di capirne di più sulla storia dei polli trattati con la candeggina.
Quali sono le zone a rischio
Stando a quanto riportato da alcuni media stranieri, l’acqua al cloro verrebbe regolarmente nebulizzata sulla carne di pollo di provenienza dagli Stati Uniti. Una procedura non legata alla contingenza del Coronavirus, ma che affonda le radici ben più indietro. Sembra infatti che le condizioni in cui sono costretti a vivere generalmente i polli in batteria, siano così sporche che l’unica soluzione, per evitare di contaminare i consumatori poi, sia la disinfezione.
Una pessima notizia per gli amanti del pollo che, peraltro, non resta neppure confinata in America. Infatti il rischio si estende, a cascata, anche alle nazioni dove questi polletti al cloro vengono esportati. Un’area a rischio e ad un passo dall’Italia è pure il Regno Unito. Con la sua uscita dall’Unione Europea, gli inglesi non sottostanno più alle strette maglie della regolamentazione unionista. E qui veniamo alla notizia relativamente buona per l’Italia. Vale a dire che i polli americani non rischiano di finire sulle nostre tavole, in quanto non sono in linea con le regole UE.
La normativa italiana ed europea
Quello che dovrebbe far dormire sonni più tranquilli ai consumatori italiani è quindi l’esistenza di una maggior tutela. Infatti a fare da scudo a queste importazioni che urlano allo scandalo, non c’è solo la normativa europea, ma anche la nostra italiana. Stando infatti ai dati riportati da Coldiretti esiste un vero e proprio obbligo d’indicazione di origine per alcuni prodotti, tra cui pure la carne di pollo.
Uno scudo a tutela dei consumatori, è stato introdotto anche per la carne bovina, suina, nonché per uova, pesce, frutta e verdure fresche, miele, olio extravergine di oliva. E ancora per derivati del pomodoro e sughi pronti, latte e formaggi, pasta, riso, tartufi e funghi spontanei. Un elenco che allargherà le fila, a breve, con l’introduzione di altri alimenti.
Polli trattati con la candeggina: cosa può fare il consumatore per difendersi
Da quanto detto, è abbastanza intuibile che la prima cosa da fare, in casi del genere, è leggere attentamente le etichette. Questo consentirà d’individuare la zona di provenienza del pollame e farsi “due calcoli”. Il punto però è cosa succede quando si esce fuori dall’area UE. Vigendo diverse normative, quello che è vietato in una zona, può essere assolutamente legale o quantomeno tollerato in un’altra.
Per cui, per tagliare la testa al toro, se non si vuole rischiare di finire “candeggiati” insieme alla carne di pollo, quando si esce dalle aree di maggior tutela, forse sarebbe meglio rinunciare alla carne bianca. Perchè se c’è una cosa che tanti ci invidiano, è propria la genuinità del nostro caro vecchio polletto del contadino. Quindi, campanilismi a parte, avanti tutta con il consumo di polli di casa nostra!