Politiche economiche e curve dei rendimenti

ProiezionidiBorsa

A cura di Gian Piero Turletti,

autore di Magic Box in 7 passi e di  PLT

Esiste una precisa correlazione tra le politiche economiche, in particolari fiscali e di bilancio, e la curva dei rendimenti?

La risposta è positiva e lo dimostra, in primis, il caso Italia.

Come noto, la curva dei rendimenti esprime la visione che i mercati proiettano su solidità o, viceversa, possibili tensioni, relative alla tenuta del debito pubblico.

E’ quindi ovvio pensare che un quadro economico positivo, o un bilancio pubblico sostenibile, si accompagnino alla fiducia dei mercati.

Esprimendo curve rialziste, come nella logica dei rendimenti obbligazionari, in caso di valutazione positiva, e viceversa nel caso si prevedano problemi.

Il perché la curva dei rendimenti dovrebbe essere, normalmente, inclinata al rialzo, è evidente.

Se un titolo ha durata maggiore, l’investitore viene privato dei propri soldi per un maggior periodo di tempo e dovrebbe, quindi, essere maggiormente retribuito.

Ma nel caso di tensioni finanziarie, che mettano a repentaglio restituzione del capitale e/o pagamento delle cedole, i problemi sono proiettati su certe scadenze, ed i mercati possono ritenere che più a lungo termine tali problemi trovino soluzione, ragion per cui i rendimenti si invertono, divenendo maggiori sulle scadenze più a breve termine.

Come qualcuno ricorderà, le possibili politiche di spesa senza copertura, da parte del nuovo esecutivo italiano, avevano compromesso non poco la configurazione della curva dei titoli di stato.

Ma pare che ora stia prevalendo la linea prudente del neo ministro Tria, contrario ad impegni di spesa, senza adeguate coperture.

Se andiamo, infatti, ad esaminare i contenuti anche dell’ultimo consiglio dei ministri, notiamo che non ci sono misure che comportino impegni di spesa.

Le uniche misure economiche di rilievo riguardano,  per un verso, la limitazione dell’utilizzo di contratti a tempo determinato, una limitazione del jobs act, considerato causa di eccessiva precarizzazione del lavoro, .

Per altro verso, provvedimenti di natura fiscale, relativi alla rivisitazione del cosiddetto redditometro, un metodo di accertamento fiscale presuntivo, ed il rinvio della scadenza dello spesometro, cioè l’obbligo di inviare fatture per consentire l’uso del redditometro stesso.

Tutte misure a costo zero.

Al più, se proprio vogliamo essere pignoli, le uniche misure con qualche impatto economico sono quelle relative alla cessione di alcune unità della nostra marina militare alla Libia e programmi di addestramento, nella logica della collaborazione per gestire i flussi migratori.

Evidentemente si è ritenuto opportuno quanto meno rinviare misure impegnative per i conti dello stato, come la pace fiscale, la flat tax, ed il famoso reddito di cittadinanza.

La curva dei rendimenti, non a caso, come avevo anticipato, ringrazia.

Dal seguente grafico possiamo, infatti, notare la distensione della attuale configurazione, contro la segmentazione che la contraddistingueva anche solo un mese fa.

Un appiattimento riguarda solo le scadenze a lungo termine, a partire dal trentennale, a dimostrazione che al più solo nel lungo termine i mercati proiettano possibili tensioni finanziarie.