Le malattie neurodegenerative e le demenze sono, purtroppo, una delle principali cause di disabilità nella popolazione mondiale. Affliggono soprattutto le persone anziane e l’Italia, che è tra le prime nazioni al mondo per numero di anziani tra la popolazione, è tra le più a rischio. Le demenze possono essere causate da fattori genetici o fattori sporadici come un cattivo stile di vita. Tra le cause dell’insorgere di questo tipo di malattie si evidenzia sempre di più anche la cattiva alimentazione.
Numerosi studi hanno iniziato a occuparsi di questo problema. Hanno evidenziato come una dieta mediterranea possa prevenire il rischio di malattie neurodegenerative come demenza e Alzheimer. In particolare, recenti studi hanno dimostrato che il consumo di noci aiuta a prevenire questo tipo di malattie.
Pochi sanno che il consumo di questo alimento previene demenza senile e Alzheimer
Le noci sono un tipo di frutta secca comunemente consumato da tantissime persone. Sono apprezzate in particolare per le loro proprietà. Le noci sono infatti ricche di proprietà antiossidanti e di “grassi buoni”, questo le rende ideali per gli spuntini di chi segue una dieta specifica. Ma pochi sanno che il consumo di questo alimento previene demenza senile e Alzheimer. Diversi studi hanno dimostrato che, proprio grazie alle loro proprietà antiossidanti, il consumo di noci è utilissimo nella prevenzione di numerose malattie neurodegenerative.
In particolare, due diversi studi portati a termine in Spagna hanno dimostrato che una corretta alimentazione è correlata all’insorgenza di malattie neurodegenerative. Soprattutto hanno evidenziato che il consumo di noci fa molto bene al cervello e a tutte le sue attività. Le ricerche hanno provato che coloro che consumavano 30 grammi di noci all’interno di una dieta mediterranea avevano migliori funzioni cognitive.
Le funzioni cognitive includono la memoria e la capacità di ragionamento, tutti fattori che è bene tenere allenati per prevenire demenza e Alzheimer. I partecipanti a questo studio hanno mostrato un netto miglioramento nelle funzioni esecutive e nell’attenzione in generale. Solo il 7% ha (8 persone su 334 partecipanti) ha mostrato un deficit cognitivo lieve e non c’è stato nemmeno un caso di demenza.
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