PIL della Germania: stime tagliate per il 2019

Germania

Pil della Germania sotto esame.

I dati macroeconomici tedeschi poco brillanti di questo periodo (anche se oggi 3 su 4 meglio delle attese…) hanno portato il Governo tedesco a tagliare le stime sulla crescita del PIL della Germania per il 2019.

Dal +2.1% dell’anno scorso ora il PIL della Germania va a posizionarsi a +0.5% per poi risalire, nelle aspettative a +1.5% nel 2020.

Insomma se l’Italia in termini di PIL piange non è che la Germania possa ridere molto.

Le cause del forte rallentamento del PIL della Germania

Vediamo di riassumere le cause del forte rallentamento del PIL della Germania:

1 lo spolpamento dei partner europei non ha pagato

2 l’austerity come unico tipo di politica economica non funziona

3 le modalità di sostegno al sistema finanziario UE: la crisi di Deutsche Bank

PIL della Germania: lo spolpamento dei partner europei non ha pagato

Tutte le scelte politiche dell’Unione europea hanno avuto come preciso riferimento le logiche e gli interessi tedeschi.

Di per sé stessa un’ Unione di stati così variegata è complessa da gestire in modo unitario, contemperando esigenze e necessità di ognuno degli stati membri…
Se poi la logica dominante è quella che fa riferimento ai desiderata di un unico, potente stato membro è ovvio che questa politica mandi in sofferenza tutti gli altri.

Evidentemente Merkel & co si attendevano di poter in qualche modo sostituire le quote di mercato perse indebolendo i partner UE (non è pensabile che non lo avessero messo in conto…) con i mercati emerging.

Ma gli Emerging vivono di movimenti globali e 9/10 di Europa in rallentamento economico non hanno certo favorito questo tipo di switch atteso dai tedeschi.

PIL della Germania: l’austerity come unico tipo di politica economica non funziona

Anzi proprio l’austerity imposta da Berlino sia in ambito BCE che in ambito politico di Commissione e Parlamento UE hanno ulteriormente contribuito all’impoverimento diffuso delle popolazioni dell’area UE.

Impoverimento diffuso che ovviamente ha avuto un impatto globale a cominciare proprio dai paesi emergenti che solo ora, grazie alla “guida” espansiva della Cina, pare stiano ritrovando un percorso di crescita.

Il tutto mentre l’UE continua a latitare ed economicamente a soffrire la propria stessa politica restrittiva.

Soprattutto in termini di parametri di bilancio imposti agli stati.

PIL della Germania: le modalità di sostegno al sistema finanziario UE e la crisi di Deutsche Bank

Poi, i contabili di Berlino, che tanto hanno forzato la BCE ad interventi solo sui bond governativi, si sono evidentemente dimenticati che in zona euro la banca più intossicata ce l’avevano in casa: Deutsche Bank (XETR:DBK).

Una quantità di asset tossici in pancia alla principale banca tedesca che arriva a n volte il PIL della Germania.

Eppure nella rigida cecità teutone il primo QE europeo ha ignorato gli asset tossici per fornire sì al mercato, tramite le sole banche, montagne di liquidità ma soltanto in cambio di titoli di stato.

Lasciando dunque in pancia alle banche la carta straccia che tuttora ne impedisce un ritorno alla normale operatività

E in assenza di un credito regolare anche l’economia stenta.

Perché l’UE non copia le soluzioni risultate efficaci in USA e Cina?

Sono cose ovvie, direi banali ma pare che a Bruxelles e Francoforte fingano di non arrivarci.
O forse vogliono tenere la popolazione nell’incertezza e in uno stato di crisi latente per indirizzarla più facilmente?

Sono dubbi forse un po’ complottisti ma legittimi nel momento in cui proprio il vecchio continente, che ha dato l’esempio per secoli, ora è quello che da qualche anno fa da zavorra all’intera crescita globale.