All’ultimo Congresso del partito comunista, i leader cinesi, in testa il premier cinese Li Keqiang, hanno avvertito: il 2019 sarà un anno difficile e il Pil soffrirà.
I numeri che spaventano
Tradotto in numeri, ci potrebbe essere un Pil tra il 6% e il 6,5%. Una notizia che ha spaventato, non poco, la comunità internazionale. Questo perché Pechino si è trasformata da tempo nella locomotiva dell’economia mondiale, sostituendo gli Usa. Qualora si dovesse verificare l’ipotesi peggiore e cioè il 6%, si tratterebbe del livello di crescita più basso da oltre 30 anni a questa parte. Non solo, ma anche il crollo più drastico visto che il target sul 2018 era del 6,5%.
Eppure, per quanto difficile da credere, il peggio potrebbe ancora dover venire.
Pil: il peggio deve ancora venire
Il tempo della Cina come asset perennemente sovraperformante potrebbe essere arrivato alla fine. Per il futuro si prospetta un Pil degno di una qualsiasi potenza occidentale. In altre parole: non oltre il 2%. Rischi geopolitici, mutamenti demografici, aumento esponenziale del debito, calo della popolazione attiva e driver di produttività sempre più deboli. Questi i principali nemici che si stanno rivelando all’orizzonte.
Ricordate i BRICS?
Erano quelle nazioni (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) che erano stati classificati come gli emergenti più promettenti. Oltre che i prossimi protagonisti del futuro. ebbene i BRICS hanno disatteso tutte le aspettative. Di loro era rimasta solo la Cina. Ma adesso, dopo queste ultime rivelazioni, anche lei potrebbe non riuscire a reggere ancora a lungo. Ma a rischiare potrebbe essere tutta l’area asiatica con quella che Li Keqiang ha già preannunciato essere una lunga lotta. Le misure di stimolo dell’economia prese ultimamente potrebbero anche peggiorare il problema. In particolare quello del debito. Infatti Pechino potrebbe abbassare il livello di controlli sui prestiti ai privati. Con il rischio di far ritornare al centro della scena, il fenomeno del sistema bancario ombra.
Pil e le banche ombra
Da sempre le banche preferiscono concedere prestiti ad aziende in contatto con lo stato, considerato il miglior garante. Ma questa strategia non ha fatto altro che portare i privati a rivolgersi ad organizzazioni finanziarie parallele le quali, però, non devono sottostare al controllo delle autorità centrale. Con tutti i rischi che ne conseguono. Ma a parte il debito, anche i motori che finora hanno sostenuto la rapida crescita dell’economia del paese stanno svanendo. Non ultimo il fattore demografico. Un esempio su tutti: la popolazione lavorativa in Cina è in calo dello 0,2% all’anno.