Proviamo ad analizzare i fatti e gli scenari. In Italia molti pescatori sono in sciopero. Pescherecci fermi per il caro carburante che rappresenterebbe circa il 60% dei costi della categoria. Sul fronte della zootecnia Assalzoo (Associazione Nazionale Produttori di Alimenti Zootecnici) rende conto di un dato. «La disponibilità di materie prime agricole per la produzione mangimistica è limitata nella maggior parte dei casi a 20 giorni, massimo un mese. Se non si attivano canali di approvvigionamento alternativo, sarà inevitabile il blocco della produzione mangimistica». Ci sarebbero «conseguenze devastanti per gli allevamenti, con la necessità di abbattimento degli animali presenti nelle stalle e il crollo delle produzioni alimentari di origine animale». A dire che la guerra tra Russia e Ucraina lancia colpi agli altri Paesi da tutti i lati. Dall’energia, al carburante, passando per l’alimentazione.
In Italia
Si sta già pensando ad altri Paesi come gli Stati Uniti, il Sud America e in particolare l’Argentina per importare mais. Ma le scorte non arriverebbero nell’immediato perché si stima una tempistica non inferiore alle sette, otto settimane. E al momento riusciremmo a reggere massimo un mese con ciò che già è a terra. Le questioni sono sul tavolo del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali. Il Presidente del Consiglio Mario Draghi «e il Ministro Patuanelli si sono incontrati a Palazzo Chigi per fare il punto della situazione legata al settore agroalimentare in relazione all’attuale scenario internazionale». Leggiamo da comunicato del dicastero.
Il Medio Oriente
Molti Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa importano molto da Russia e Ucraina, in particolare grano e olio di semi. L’andamento del prezzo del grano è in fase di decollo estremo e molti analisti di geopolitica tengono a ricordare un precedente. L’ultima volta che il prezzo del grano raggiunse i livelli attuali esplosero le Primavere arabe che misero a dura prova l’intero Mediterraneo.
Pesca e zootecnia in allarme, il Medio Oriente teme il ripetersi delle Primavere arabe con proteste e agitazioni sociali
Si trattò di una serie di proteste e agitazioni che si verificarono tra il 2010 e il 2011. Tra i Paesi coinvolti ci fu l’Egitto, la Tunisia, l’Iraq, lo Yemen e la Siria. Fare memoria del passato serve a capire che se non si riesce a trovare soluzioni a breve termine, la fame può degenerare in tensioni. Che possono a loro volta sfociare in frizioni politiche, dare adito a nuove ondate migratorie e minare l’equilibrio tra Paesi e all’interno degli stessi. Un effetto domino che potrebbe far male a molti. Solo la Turchia importa circa l’80% di grano da Russia e Ucraina. Oggi, tra l’altro, proprio il Paese di Erdogan ospita l’ennesimo tentativo di negoziazione.
Gli interessi in gioco
Perché senza sbilanciarsi a favore dell’uno o dell’altro anche il Medio Oriente, considerando i fatti, avrebbe interesse alla fine della guerra. Intanto in Italia Pesca e zootecnia in allarme. il Medio Oriente teme il ripetersi delle Primavere arabe con proteste e agitazioni sociali. Una matrioska composta da troppe bambole collegate alla grande “matrona” che ha deciso di lanciare per prima le bombe.