Se il buongiorno si vede dal mattino, le premesse per il Tesoro italiano non sono niente male. Giusto a inizio settimana, c’è stata l’emissione del primo BTP a 15 anni del 2021 e la domanda è stata pari a 10 volte la quantità offerta.
Il MEF aveva infatti preparato un collocamento da 10 miliardi di euro mentre la sua domanda da parte degli istituzionali è stata pari a 105 miliardi. Una richiesta vicina al record del giugno scorso, quando per un decennale la domanda fu pari a 108 miliardi di euro a fronte dei 14 dell’offerta.
A questo punto però ci chiediamo: perché tanti cercano e comprano questo titolo di Stato, tipo il BTP a 15 come nel nostro caso? Scopriamolo insieme.
L’emissione del BTP a 15 anni
Scendendo brevemente nella scheda tecnica del bond, bisogna dire che la sua emissione era riservata solo agli istituzionali. Esso è stato collocato con l’ausilio di un pool di banche (Morgan Stanley, Hsbc, Unicredit, Barclays, Societe Generale).
Il regolamento dell’operazione è fissato per il prossimo 12 gennaio, mentre la scadenza del bond è prevista per il 1° marzo 2037. Il tasso annuo dell’obbligazione è pari allo 0,95%, pagato in due cedole semestrali.
Secondo i dati comunicati dal MEF, il titolo si colloca sul prezzo di 99,409. A questo prezzo, quindi, il rendimento lordo corrispondente annuo sale allo 0,992%. Insomma, uno scarso 1% lordo all’anno per i prossimi 15 anni.
La pandemia fa bene ai BTP italiani
Ora, ciò che a prima vista potrebbe stupire dell’intera operazione sono tuttavia i numeri monstre della domanda (105 miliardi di euro). Ci si interroga perché tanti cercano e comprano questo titolo di Stato o comunque altri simili di medio-lungo termine emessi dal MEF?
La risposta è molto più semplice di quel che non si possa pensare e rimanda direttamente alla pandemia. Fino a quando i suoi effetti si protrarranno sull’economia reale, la BCE non farà mancare il suo sostegno. Un sostegno fatto di acquisti ingenti di titoli di Stato sul mercato secondario. E a particolare vantaggio di tutti quei Paesi dell’euro il cui bisogna tenere lo spread sotto controllo, tipo quello dell’Italia, per intenderci.
La ricerca del rendimento spiega perché tanti cercano e comprano questo titolo di Stato
Questo nuovo status quo porta i grandi gestori patrimoniali a un’affannosa ricerca di rendimenti. Le curve dei rendimenti dei titoli sovrani di molti Stati core (si pensi al caso della Germania o della Francia) sono negative su molte scadenze. Ma il discorso non cambia più di tanto se si considerano anche gli stati c.d. periferici come Spagna e Portogallo. Pertanto riuscire a spuntare qualche segno + diventa veramente un’impresa ardua.
Ora, in questa landa di tassi aridi l’Italia è ancora uno dei pochi Paesi UE dell’area euro che presenta ancora dei rendimenti positivi. E ritenuti ‘interessanti’ anche dal mercato, che per questo accelera nella corsa al suo acquisto.
A questo si aggiunga poi il fatto che sull’Italia sono di recente giunti giudizi positivi anche da parte delle agenzie di rating. Anche quest’elemento contribuisce a ridurre (o eliminare) qualche preoccupazione degli investitori stranieri.
Ecco dunque spiegato perché tanti cercano e comprano questo titolo di Stato. Infine, in quest’altro articolo illustriamo qual è il miglior investimento da fare nel 2021 per guadagnare un 12% circa annuo nel prossimo decennio.