Perché non bisogna rivolgersi al medico di base quando insorgono insonnia o ansia ma si deve andare dal neurologo?
Il distanziamento, l’isolamento e il ritorno di zone rosse, con chiusure di esercizi commerciali, limitazioni di movimento e di relazioni, stanno causando gravi problemi comportamentali tra le persone. In particolare, tra quelle più anziane: che spesso si rivolgono al medico di base per risolvere problemi di insonnia o di ansia. In questa intervista la dott.ssa Rosanna Chifari, specialista in neurologia, spiega ai lettori di ProiezionidiBorsa perché invece, in questo caso, è meglio andare direttamente dal neurologo. La dottoressa si assume la responsabilità di dichiarazioni indubbiamente ‘forti’.
Il medico di base ha poche competenze in materia
La dottoressa Chifari è consulente scientifico dell’Università Bicocca di Milano. In passato è stata consulente della Commissione Sanità del Senato. “Nonostante sia legalmente autorizzato a prescrivere farmaci neurologici, il medico di base non possiede in media, e direi, giocoforza, le competenze necessarie in questa materia. Ciò ha delle inevitabili ripercussioni sulla salute del paziente. Facciamo un esempio chiarificatore su ciò che avviene molto comunemente. Un paziente anziano si reca dal medico di base lamentando disturbi del sonno. Il medico di base somministra una benzodiazepina, spesso di vecchia generazione (es: Tavor), senza chiedersi la ragione del disturbo. Il paziente potrebbe non dormire perché presenta un disturbo d’ansia. In questo caso l’insonnia va curata a partire dal disturbo principale.
Oppure c’è un problema endocrino. O accade che, ritornando a cause che si riferiscono al sistema nervoso centrale, potrebbe non dormire per una depressione. Il medico di base, di solito, non fa diagnosi differenziale: non dirime tra le due cause e somministra una benzodiazepina. Che nel caso della depressione è assolutamente inutile. Anzi dannosa, perché il paziente sarà sedato, avrà disturbi nel camminare, cadrà e andrà incontro a gravi fratture. Casi del genere sono frequentissimi. Ancora: lo stesso paziente ha una depressione curata come un disturbo d’ansia (quindi non curata). I suoi sintomi peggioreranno, fino alla ideazione suicidaria.”
Gli errori sui disturbi del tono dell’umore
Perché non bisogna rivolgersi al medico di base quando insorgono insonnia o ansia ma si deve andare dal neurologo. “Non esiste una depressione in senso generico” spiega la dottoressa Chifari. Ma diverse forme che coinvolgono neurotrasmettitori (le sostanze che nel cervello trasmettono i messaggi) diversi. Esiste una depressione su base serotoninergica, su base adrenergica, mista, ecc. In parole povere, ogni caso richiede una terapia specifica. Terapia che se non è mirata per qualità del farmaco e tipo di patologia, rischia di essere inefficace e di protrarsi inutilmente, per anni”.
Apriamo gli occhi sulle dipendenze ‘invisibili’
Altri pazienti anche più giovani, arrivano dal neurologo con una storia di prescrizione di benzodiazepine a cura del medico di base, che dura da due anni. “E’ un fatto gravissimo. Si tratta di farmaci che vanno prescritti per uno, due mesi al massimo. Perché generano gravi meccanismi di dipendenza”. Per ‘disintossicare’ un paziente da due anni di Tavor, il neurologo deve lavorare sei mesi, affiancando un altro farmaco che poi lo sostituisca. “Quindi per le patologie del sistema nervoso centrale, anche lievi è opportuno che il medico di base invii il paziente allo specialista. Astenendosi dalla somministrazione di terapie generiche e non mirate”.
Disclaimer: La Dottoressa Chifari assumendosi la totale responsabilità delle dichiarazioni fatte e dei concetti espressi solleva la giornalista Katia Ferri Melzi D’Eril e ProiezionidiBorsa da qualsiasi responsabilità rispetto al contenuto di questo articolo.