Si sente parlare spesso di “capitale umano”. Ma che cos’è, e perché giova investire su di esso, soprattutto in questo momento di crisi? Con il termine capitale umano si intende “l’insieme di conoscenze, competenze, abilità, emozioni, acquisite durante la vita da un individuo, e finalizzate al raggiungimento di obiettivi sociali ed economici, singoli o collettivi.” Una gran bella definizione, non trovate?
Ma, soprattutto, una definizione “piena”. Proprio perché è un insieme, e quindi contiene tutto. Non solo. E’ la seconda parte della definizione quella che risulta essere più interessante. Quella che dice che l’insieme di cui sopra è finalizzato “al raggiungimento di obiettivi sociali ed economici, singoli o collettivi.” Perché questa frase dice che, badate bene, il fine ultimo di avere conoscenze, competenze, abilità ed emozioni serve a qualcosa. Ma per davvero. E questo qualcosa altro non è che realizzarsi sia a livello sociale che economico, sia da soli che come comunità. Sociologicamente parlando, è una figata.
Nei momenti di crisi bisogna investire nel capitale umano
Senza alcun dubbio. Anche perché per formare il capitale umano gli individui o le comunità sostengono dei costi, detti in economia costi di allevamento. Essi possono essere di natura monetaria (costruzione di scuole) o non monetaria (il tempo che i genitori dedicano ai propri figli). Questi costi costituiscono degli investimenti che una comunità o un paese realizza per il proprio futuro, ai fini del miglioramento delle condizioni di vita, in una logica che dovrebbe essere di economia sostenibile.
La letteratura economica, la sociologia, le indagini dell’OCSE, e finanche la programmazione comunitaria dell’UE attribuiscono notevole importanza oggi al capitale umano per la crescita sociale ed economica delle Comunità. Questo ai fini sia della competitività che della riduzione della povertà. Le fondazioni bancarie, ad esempio, sono molto attive in questo campo.
Il capitale umano come investimento
Il capitale umano, per gli economisti, è stato paragonato a un investimento in un bene, che produce un certo rendimento. A tale proposito si è parlato di rendimento implicito o di tasso interno di rendimento, un indicatore che viene utilizzato dagli economisti per indicare in quale misura un anno di istruzione in più aumenta i benefici netti individuali. Questo rappresenta un parametro che rappresenta il risultato di un investimento e che, ad esempio, può valutare il differenziale salariale tra persone che hanno un diverso livello di istruzione, o la diversa probabilità di occupazione, derivante sempre da titoli di studio differenti.
Nei momenti di crisi bisogna investire nel capitale umano: il rendimento
Il rendimento del capitale umano è proporzionale alla capacità delle imprese di attingere alle possibilità in essere e sostenere lo sviluppo del potenziale umano. Anche tramite la formazione e altre azioni di sviluppo organizzativo. Il capitale umano è rappresentativo dell’insieme delle persone che lavorano all’interno di un’azienda, e che hanno una propria conoscenza e competenza, che non è proprietà di nessuno fatta salva di chi la possiede. Emerge così la centralità delle persone che con il loro operare e in funzione delle conoscenze maturate, riescono a creare organizzazioni e strutture relazionali competitive.
Il capitale umano può quindi dar luogo a rilevanti vantaggi, definiti come esternalità produttive o positive. Esso, infatti, può accrescere la produttività totale e influenzare, di conseguenza, il benessere individuale e collettivo della società. L’esempio più eclatante lo si vede nella crescita del PIL di una nazione. In gran parte dei paesi dell’OCSE, infatti, le persone con un titolo di studio che equivalga alla laurea specialistica guadagnano almeno il 50% in più di tutti quegli individui che hanno ottenuto un diploma. E guadagnando di più, spenderanno certamente di più, contribuendo a far girare maggiormente il volano economico.