Perché lo scandalo che ha colpito Striscia la Notizia e la polemica sull’imitazione dei conduttori sta intasando le bacheche social e tutti i siti giornalistici

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In questi giorni Striscia la Notizia, programma che va in onda nell’access prime time di Canale 5, è stato travolto da una serie di polemiche. Il noto programma televisivo, ideato da Antonio Ricci nel 1988, si è reso protagonista di uno spiacevole episodio.

Durante la puntata in questione, i conduttori si sono lanciati in un’imitazione poco lusinghiera e parecchio stereotipata che aveva come protagonisti gli appartenenti alla comunità cinese. I conduttori, allungandosi gli occhi con le dita, hanno pronunciato la lettera R come la lettera L.

Tutto per lanciare un servizio che si occupava della sede Rai di Pechino.

Appena la puntata è andata in onda, la scia delle polemiche e delle indignazioni non si è fatta attendere. Perché lo scandalo che ha colpito Striscia la Notizia e la polemica sull’imitazione dei conduttori sta intasando le bacheche social e tutti i siti giornalistici?

Il perchè delle proteste

Prima di cadere in luoghi comuni è importante comprendere la matrice dell’errore. Non è morta l’ironia e nessun funerale della libertà di espressione sta avendo luogo. Quello che è successo è sbagliato perché si basa sulla stigmatizzazione e generalizzazione di caratteristiche riferite all’origine etnica.

Quante volte da italiani abbiamo storto il naso vedendo in alcuni film o programmi esteri, rappresentazioni maccheroniche del nostro linguaggio e della nostra cultura?

Ad esempio in Rush, film americano che si svolge per una piccola parte in Italia, si vede in piena campagna toscana il protagonista che fa autostop.

Bene, a soccorrerlo arrivano due tipi con la coppola che parlano dialetto siciliano. Ora da spettatore è impossibile non restare stuoiti e pensare “ma perché?”.

E per di più di un motivo. Gli italiani non parlano tutti siciliano e la coppola non è certo un segno distintivo, neppure per i siciliani stessi.

Quindi per quale motivo classificare una popolazione intera, in base a stereotipi fortemente discriminatori e  poco credibili?

Ovviamente gli esempi sono molti di più e se ci si pensa bene, molti italiani si sono sentiti giustamente offesi dalla frase “Italiani: mafia, pizza e mandolino”. Ecco lo stesso motivo che spinge a sentirsi offesi, quando ci si sente tirati in causa, deve essere il motore che ci spinge a condannare certe manifestazioni.

L’importanza del linguaggio inclusivo in televisione

Quello che però è giusto fare, è segnalare che questo tipo di comunicazione e di linguaggio in televisione non è più accettabile perché il mondo si è evoluto e con lui le argomentazioni che fanno, più o meno, ridere. Alcune parole e certe imitazioni fanno leva su pagine tragiche della storia d’intere comunità.

Le sofferenze dei soggetti marginalizzati sono, spesso, riconducibili anche al linguaggio che li accompagnati nel corso della vita. Il linguaggio è infatti, specchio, e quindi prodotto, del reale atteggiamento discriminatorio che certe minoranze hanno dovuto subire. Per questo l’educazione al rispetto delle diverse sensibilità, deve trovare spazio e attenzione in televisione.

Ecco perché lo scandalo che ha colpito Striscia la Notizia e la polemica sull’imitazione dei conduttori sta intasando le  bacheche social e tutti i siti giornalistici. Perché la televisione, come mezzo di comunicazione di massa, ha il dovere di prestare attenzione a ciò che i suoi contenuti sottintendano.

È difficile spiegare a qualcuno che non può permettersi di usare un certo modo di comunicare, se lo vede legittimato anche sulle maggiori reti televisive.

Niente può essere lasciato al caso, quando ci si rivolge a milioni di persone.