Perchè la magistratura sospende il nuovo lockdown deciso dalla “Regione”

catalogna

Un focus per capire perché la magistratura sospende il nuovo lockdown deciso dalla “Regione”. Un nuovo confinamento e lockdown in una città che conta quasi mezzo milione di abitanti, a causa di un focolaio incontrollato di virus. Succede in Catalogna dove le istituzioni amministrativo-istituzionali nella giornata di domenica 12 luglio imponevano un nuovo lockdown in ben otto comuni, tra cui la città di Lleida. Interessati dalla nuova misura anche altri sette comuni spagnoli della zona di Segrià.

Un’area situata nell’entroterra e distante circa 150 chilometri da Barcellona. La popolazione, a quanto è dato appurare seguendo le Ansa dal mondo, è stata quindi chiamata a restare in casa. Tranne che per recarsi al lavoro o per altri spostamenti, reputati di assoluta e indifferibile necessità. Vediamo quindi di approfondire perché la magistratura sospende il nuovo lockdown deciso dalla “Regione”.

La posizione della magistratura

“Il Tribunale di Lleida ha deciso di non ratificare le misure del 12 luglio” adottate dal governo regionale “perché contrarie alla legge”. La dichiarazione è apparsa sui social e porta la “firma” della Corte superiore di giustizia della Catalogna. Per il giudice del Tribunale di Lleida, dunque la decisione della Generalitat è “sproporzionata”. A riferirlo è il quotidiano spagnolo “La Vanguardia”.

Per i giudici, si legge in altri organi di stampa europei, la Generalitat non ha il potere di chiudere le persone in casa. Ma la pronuncia si spinge anche oltre, intervenendo sul sistema di gestione della pandemia. Infatti il Tribunale giudica il livello di contagio non tale da giustificare una misura così severa. “Bastano le altre limitazioni” questo quanto riportato sulla pagina di Eu News.

Perchè la magistratura sospende il nuovo lockdown deciso dalla “Regione”

Secondo i magistrati il problema ha duplice valenza. In primis, è sempre Eu News a scrivere, “le autorità regionali non avrebbero la competenza per una decisione del genere, che spetta al governo centrale”. Infatti un conto è disporre la chiusura di una zona rossa, ben diverso confinare le persone in casa come è avvenuto con il “decreto” di domenica. Una limitazione giudicata lesiva dei diritti fondamentali.

“La proporzionalità di questa pesante misura restrittiva deve basarsi sull’esistenza di una trasmissione seria e molto significativa del virus su scala comunitaria” è sempre Eu News a scrivere. Stando quindi alle cifre presentate, i giudici della Catalogna ritengono che l’isolamento generale a casa, sia del tutto “sproporzionato alla luce dei dati esposti”. In altre parole, la sentenza si esprime tanto sulla non competenza dell’autorità regionale che ha emanato la misura restrittiva, quanto nel merito della decisione presa.

La replica ai giudici

Una sentenza che non è andata giù al presidente della Catalogna che, a quanto ci è dato sapere, ha annunciato un “ricorso” contro la decisione dei magistrati. Una materia ancora molto calda ovunque quella che attiene alle pronunce legate allo stato di emergenza e alle misure restrittive dei diritti fondamentali. E l’Italia non fa certo eccezione. Anzi, tutt’altro! Tra le ipotesi sul tavolo del governo Italia, si legge nell’AGI, vi è quella della proroga dello stato di emergenza nazionale per la pandemia da Covid 19. Non di sei mesi, come sembrava da vari rumors iniziali, ma dal 31 luglio per ora fino al 31 ottobre. Una sorta quindi di “step by step”. Forti anche di queste ultime vicende spagnole, il dubbio sulla legittimità e necessarietà di questi interventi, deve far tenere sempre alta la guardia ovunque.