Ci sono due risposte a questa domanda, una semplice ed una complessa. Ma entrambe partono dallo stesso presupposto: è colpa dei media. Facciamo ordine nella questione.
La volatilità è un indice dell’andamento dei mercati. Per farla breve e comprensibile anche ai non addetti ai lavori, tanto più un titolo è volatile, tanto più è rischioso. E perché? Perchè il suo andamento avrà picchi verso l’alto e verso il basso, la cui escursione sarà molto maggiore (quindi volatile) di altri titoli che ce l’abbiano minore, e della media del mercato. La volatilità è misurata da un indice, il VIX, introdotto nel 1993 dal CBOE, il mercato americano a Chicago che è leader assoluto nel trading di strumenti derivati, come le opzioni.
Perché il concetto di volatilità è associato alla paura?
Cosa fa il VIX? Stima la volatilità implicita delle opzioni (call e put) sullo S&P 500, offrendo una previsione della variabilità del mercato azionario nei successivi 30 giorni. E questa variabilità è quella attesa dagli operatori, che sono umani (ormai solo in parte). Quindi è soggetta ad un comportamento, e ad errori ad esso associati. Tipici errori comportamentali come il comportamento di gregge (“tutti comprano, compro anche io; tutti vendono, vendo anche io”). Oppure la sovraconfidenza (“Perché tutti vendono? Sciocchi! Io compro”, ed il suo contrario). Tanto più alto sarà il VIX, maggiore sarà la percezione del rischio presente sul mercato. Ecco perché nel gergo finanziario questo benchmark si è guadagnato l’appellativo di “indice della paura”.
Anche se il mercato oggi è per oltre l’80% governato da algoritmi, questi ultimi risentono di errori di programmazione dovuti a bias umani. Perché, essendo progettati da uomini, anche se perfetti nella loro costruzione matematica, risentono di errori logici, dovuti a quanto detto prima.
Ma le cose sono ancora più complicate…
Perché la volatilità implicita è importante? Perché la volatilità implicita è uno dei fattori determinanti nel determinare il prezzo delle opzioni. Per questo motivo più questa variabile è elevata, maggiore sarà il premio dell’opzione, in quanto le possibilità di guadagno saranno più grandi. La volatilità implicita è quindi una stima sui prezzi futuri che non ha niente a che fare con quelli attuali.
Attenzione che ora viene il bello… Anche se gli investitori prendono in considerazione la volatilità implicita nelle loro decisioni di investimento, causando un impatto diretto di questa sul livello dei prezzi di oggi, non c’è nessuna garanzia che le aspettative sui prezzi futuri si realizzino effettivamente.
Capito? Io, gestore, penso che le cose andranno in un certo modo, e agisco di conseguenza, perché un indice a 30 giorni influenza quello che sto facendo oggi. Follie, no? Secondo voi, quanto sono elevate le probabilità che un operatore sbagli se scegli di fare una cosa oggi basandosi su qualcosa che è indicativo del futuro? E, non solo, che non ha alcuna certezza di accadere… Un meccanismo perverso, vero?
Perché il concetto di volatilità associato alla paura è colpa dei media?
“Crolla la borsa di Milano! Bruciati 100 miliardi di euro in poche ore”. “ L’Indice VIX, detto l’indice della paura, sale a livelli mai visti dalla Grande Crisi del 2008”. Questi non sono slogan, ma titoli di giornali e di televisioni in questi giorni. C’avete mai fatto caso? Quando le cose vanno male, in Borsa, si “bruciano” soldi e denaro. Ma quando vanno bene, non viene MAI detto quanto valore si crea; solo che le cose sono andate bene.
I media vivono di paura e disgrazie. Le cercano ossessivamente. Perché è un retaggio atavico della razza umana, quello di avere paura. un retaggio ormai genetico. La paura ci rende vivi, e ci fa sopravvivere. La paura ci ha permesso di essere la specie dominante del pianeta. I media giocano su questo fatto perché una notizia negativa tiene la gente attaccata ai teleschermi ed ai giornali, una positiva… no. Quindi i media vanno a gonfie vele con un indice che misuri quanto un valore si possa discostare da una media, nel futuro. Da qui “l’indice della paura”, e le colpe dei media.