Perché il capitalismo non piace?

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Perché il capitalismo non piace? Nonostante l’indubbio successo che ha avuto nella storia, c’è la diffusa percezione che il capitalismo non sia gradito. Di più. Che contro l’economia di mercato stessa, base del capitalismo, ci sia un diffuso pregiudizio. Si percepisce, strisciante, un’avversione nei confronti dell’attuale sistema economico. Forse, ci spingiamo a dire questo, c’è una vera e propria invidia sociale da parte delle masse verso chi riesce ad avere successo. Ma perché? Seguiteci e proviamo a scoprire perché il capitalismo non piace, ed a chi non piaccia.

Socialismo e comunismo

Il socialismo ed il comunismo sono stati sconfitti dalla Storia, con buona pace dei loro sostenitori. Ma è sopravvissuto un certo sentimento anticapitalista, purtroppo. Sentimento che è esploso nuovamente alla fine della Grande Crisi Finanziaria del 2008. Hanno contribuito a ciò anche libri polemici nei confronti del capitalismo, che hanno ottenuto un discreto successo. Uno tra tutti, il Capitale nel XXI secolo di Thomas Picketty. Un attento osservatore, però, noterà un’altra cosa. Nello specifico, che questa risorgenza anticapitalista già covava, come detto. E che questi recenti sviluppi non siano altro che una ben più duratura e tradizionale avversione verso il capitalismo. Naturalmente da parte di una certa intellighenzia.

Purtroppo questi intellettuali, di chiara matrice sinistroide, non capiscono un paio di cose. La prima è che il capitalismo è un ordine economico che si è generato spontaneamente. E che era impossibile non si generasse quando si è sviluppata l’economia di mercato post-rinascimentale. La seconda è che il capitalismo non è il prodotto di una scuola di pensiero che voglia imporre il proprio sulla realtà. Il libero mercato si genera spontaneamente, come detto. E dal basso.

Non è generato da qualche autorità. Il libero mercato era il naturale approdo della borghesia post-rinascimentale. Che, nel prosieguo della Storia, ha fatto comprendere a tutti che ogni bene poteva essere prodotto e, quindi, acquistato. Che ha dato dignità ai soldi ed al denaro, ed ha contribuito massicciamente allo sviluppo della civiltà. Affrancando al contempo l’umanità dall’oscurantismo del Medioevo, dove era stata costretta per 1.000 anni. E’ per questo che il capitalismo non piace. Perché ha liberato, e tiene liberi, gli uomini.

Perché il capitalismo non piace?

Non piace perché il libero mercato è proprio tale, cioè libero. L’iniziativa privata viene premiata. L’individuo è il centro dell’universo, non la società di cui fa parte. E di cui, per taluni, dovrebbe essere solo un componente, un numero. E sono proprio gli intellettuali, la classe dirigente, a non amare il capitalismo. Il motivo, purtroppo, è ovvio. Dipendendo essi dalla propria capacità di concepire e comunicare idee, non possono che amare un sistema economico artificialmente costruito, come il socialismo. E non possono che non amare uno che permetta evoluzioni spontanee ed impreviste. Evoluzioni, appunto. Che consentano miglioramenti non programmati, ma spontanei. Come avviene in natura.

E c’è un’altra ragione per cui le élite intellettuali non amano il capitalismo. Perché gli imprenditori costituiscono una classe alternativa a chi, come loro, si ritiene depositario della conoscenza. E della coscienza morale della società. L’economia di mercato sovverte l’ordine costituito. Che prevederebbe che i più istruiti abbiano automaticamente una posizione più privilegiata e/o un reddito più alto. Orrore! Per fortuna che l’economia di mercato, il capitalismo, esiste. Un mondo gestito dagli intellettuali sarebbe un modo orwelliano, con i maiali più uguali degli altri animali. E, per fortuna, non è così.