Tre settimane fa la conferma della chiusura dello stabilimento di Napoli. Ma il disimpegno di Whirpool riguarda anche altri stabilimenti in Italia, denunciano FIOM, FIM e CISL. Oggi arriva anche la notizia dell’imminente licenziamento di 11.000 dipendenti di ThyssenKrupp. In molti dibattiti televisivi di questi giorni (e anche di oggi) si invoca diritto al lavoro, ma nessuno sa andare avanti.
Perché ci sono tanti licenziamenti se in Italia esiste un diritto al lavoro che è pure citato nell’articolo 4 della nostra Costituzione? Facciamo chiarezza oggi con gli Esperti di Diritto di ProiezionidiBorsa.
Diritto al lavoro e Corte Costituzionale
Il diritto al lavoro, di cui si parla nella Costituzione e anche in una sentenza del 1965, si estrinseca nella scelta e nel modo di esercizio. Non riguarda la pretesa giuridica del singolo, ma la modalità di accesso ai posti disponibili se ci sono i requisiti per svolgere quel lavoro.
Il diritto al lavoro, insomma, non ha nulla a che fare con la conservazione del posto di lavoro. La Corte Costituzionale, anche questa spesso citata nei talk show, non può fare nulla. Se non vigilare sui limiti posti dal principio di ragionevolezza che implicano il pieno rispetto della persona.
Perché ci sono tanti licenziamenti se in Italia esiste un diritto al lavoro
È compito del legislatore delineare le tutele del lavoro in caso di licenziamento, senza trascurare le ragioni dell’impresa. La Corte Costituzionale può solo chiedere doverose garanzie e opportuni temperamenti. Fissare limiti a qualunque comportamento arbitrario. Nel licenziamento bisogna garantire il contraddittorio tra lavoratore e impresa.
Se la tutela riguarda la donna in gravidanza o puerperio, la Corte Costituzionale, appunto, interviene. E non esita a definire discriminatorio un licenziamento in questo tempo. Lo stabilisce la sentenza n.61 del 1991, perché quello è il periodo in cui si deve avere cura dell’equilibrio psicofisico della donna.
Il difficile bilanciamento tra retribuzione e lavoro
Altri casi di cronaca recente, hanno portato alla ribalta il tema dello sfruttamento del lavoro “debole” di immigrati clandestini in campagna. A proposito di retribuzione e lavoro, nella Costituzione compare all’articolo 36 la definizione di dignità riferita alla retribuzione sufficiente.
La retribuzione deve essere tale da assicurare al lavoratore e alla sua famiglia una esistenza libera e dignitosa. Sufficiente è una nozione che può combinarsi con la proporzionalità e far emergere il lavoro nella sua materialità, quantità e qualità.