Per queste categorie di lavoratori aumenta il rischio di ammalarsi di Parkinson prima di altri

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Nello sviluppo di numerose malattie sono diversi i fattori che possono essere decisivi.

Nella maggior parte dei casi si fa riferimento al patrimonio genetico ed all’ereditarietà, alle abitudini di vita ed anche a fattori ambientali.

Questi tre ambiti influiscono in modo più o meno incisivo a seconda della patologia.

Alcune cause scatenanti come il fumo di sigaretta, abitudini alimentari scorrette e la sedentarietà, sono comuni a molti malanni.

Altre invece sono più rare e particolari, come ad esempio l’esposizione a particolari agenti chimici o l’aver lavorato in determinati settori produttivi.

Ci sono infatti alcune categorie di lavoratori che rischiano grosso, soprattutto quando si parla di una feroce malattia neurodegenerativa: il morbo di Parkinson.

Di cosa si tratta?

Il morbo di Parkinson è una malattia degenerativa del sistema nervoso che progredisce lentamente andando ad intaccare diverse aree cerebrali deputate al movimento ed all’equilibrio.

I sintomi principali, soprattutto all’esordio della patologia, sono il tremore anche in condizioni di riposo, la rigidità muscolare ed una caratteristica lentezza dei movimenti.

In una fase più avanzata può intervenire anche la perdita dell’equilibrio che insieme agli altri sintomi tende a concentrarsi maggiormente su uno dei due lati del corpo.

I segnali iniziali possono manifestarsi in modo intermittente, rendendo difficoltosa una diagnosi tempestiva.

Nonostante i molteplici disturbi che questa impietosa patologia può causare, l’impiego di farmaci adeguati può migliorare in modo significativo la qualità di vita del malato.

Per queste categorie di lavoratori aumenta il rischio di ammalarsi di Parkinson prima di altri

Il morbo di Parkinson può essere definito una malattia ad origine multifattoriale.

Oltre all’ereditarietà ed eventuali lesioni cerebrali che intervengono nella produzione di dopamina, possono contribuire all’insorgenza della patologia anche infezioni, virus ed abitudini alimentari.

Tra questi, quelli che però incuriosiscono e preoccupano di più sono i fattori ambientali e occupazionali.

Pare infatti che l’esposizione a pesticidi, insetticidi, fungicidi ed erbicidi possa aumentare il rischio di sviluppare la malattia.

Allo stesso modo agisce anche l’esposizione cronica a manganese, ferro e ad altri metalli come alluminio, rame e piombo.

Il cerchio si stringe perciò attorno a coloro che sono più esposti all’inalazione di questi agenti tossici, come saldatori e operai del settore agricolo.

Per queste categorie di lavoratori aumenta il rischio di ammalarsi di Parkinson prima di altri, e dunque sono necessarie adeguate misure di prevenzione.

A maggior ragione se in famiglia c’è una storia pregressa di disturbi neurodegenerativi.

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