Di malattie conosciute e sconosciute il Mondo ne è davvero pieno. In Italia, ci si ammala per lo più di diabete e cancro. Eppure ci sono tante altre malattie poco diffuse rispetto a queste elencate per cui la scienza continua a ricercare delle possibili cure.
Se per il diabete la cura consiste nel mangiare sano, praticare sport e assumere farmaci specifici, per l’Alzheimer si sono scoperti delle possibili terapie. La prima riguarda uno studio condotto da ricercatori italiani circa i benefici della scorza di limone sugli anziani affetti da Alzheimer. La seconda riguarda uno studio americano circa la possibilità di avere il primo farmaco contro la malattia.
Ma c’è un’altra malattia neurodegenerativa che, come l’Alzheimer, colpisce la sfera del cervello per cui tutt’ora non vi è una cura. Eppure la ricerca continua.
La sclerosi multipla
Della sclerosi multipla ne abbiamo già parlato in questo articolo in cui abbiamo focalizzato l’attenzione sui vari sintomi. In generale si tratta di una malattia autoimmune che colpisce il sistema nervoso centrale causando delle lesioni localizzate nel cervelletto e nel midollo spinale.
Al contrario dell’Alzheimer non vi è una perdita di memoria ma si accusa una maggiore difficoltà di concentrazione e stato confusionale.
La ricerca fa grandi passi avanti per stabilire in via definitiva una cura farmacologica, la quale è sempre in via sperimentale in base allo stato della malattia. Eppure uno studio italo-statunitense riportato dalla Fondazione Veronesi ha fatto una scoperta molto importante.
Per questa malattia neurodegenerativa ci sono grandi passi della scienza verso una terapia farmacologica
Lo studio ha scoperto che la proteina colpevole dell’infiammazione potrebbe essere fermata. Ecco perché per questa malattia neurodegenerativa ci sono grandi passi della scienza verso una terapia farmacologica. La prossima mossa da fare dovrebbe essere quella verso la sperimentazione di nuovi farmaci capaci di colpire la proteina C1q. Trattandosi di una proteina che causa l’infiammazione, spegnendola si limiterebbero i danni della malattia.
È come se avessimo bruciore di stomaco e prendiamo quelle medicine capaci di arrestare l’infiammazione che causa il bruciore. Il principio sarebbe lo stesso. La scoperta sensazionale è, appunto, che questa specifica proteina C1q è fondamentale nel processo infiammatorio per cui si accende la speranza verso una nuova cura.
La scoperta della proteina è stata fatta basandosi sulla sclerosi multipla progressiva. Ossia la versione persistente della malattia che peggiora con il trascorrere del tempo. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista “Nature” in cui si specifica che c’è la speranza di arrestare l’infiammazione attraverso una terapia farmacologica. Non ci resta che attendere.