I contributi volontari consistono in tutti quei tipi di contributi versati su domanda dell’interessato che vuole proseguire la sua contribuzione ed arrivare alla pensione. Servono anche ad aumentarne l’importo in caso di cessazione del rapporto di lavoro. I dipendenti con almeno cinque anni di contribuzione effettiva o tre anni di versamenti nei cinque anni che precedono la domanda, possono versare contributi volontari. L’ammontare di questi contributi viene deciso dall’INPS secondo specifici criteri.
L’interessato effettua il versamento entro il trimestre successivo a quello di riferimento. La domanda va presentata solo online all’INPS, che ha un servizio dedicato. Versare i contributi volontari può avere vantaggi anche sul piano fiscale. Infatti, questi contributi rientrano tra gli oneri deducibili dal proprio reddito complessivo.
Per non perdere la pensione chi versa i contributi volontari all’INPS dovrebbe conoscere questo provvedimento
Il 4 febbraio scorso la Corte di Cassazione ha analizzato una questione importante riguardante i contributi volontari. Il provvedimento che si è occupato del problema è l’ordinanza 3575 del 2022. Il caso riguardava un lavoratore che aveva smesso di lavorare nel 2010. Questo aveva chiesto di continuare a versare contributi volontari per raggiungere il minimo per la pensione integrativa di vecchiaia. Avendo ottenuto l’autorizzazione, doveva versare questi contributi fino al terzo trimestre del 2010. L’interessato, però, aveva pagato il 5 luglio 2010 il bollettino del contributo che scadeva il 30 giugno dello stesso anno, dunque era in ritardo.
A questo punto l’INPS gli notificava che non avrebbe più potuto proseguire i versamenti dei contributi volontari e quindi aveva perso il diritto a maturare i requisiti per la pensione. Per l’INPS il pagamento in ritardo di una sola rata dei versamenti comportava l’impossibilità per il lavoratore di continuare ad utilizzare il servizio. Questa decisione molto dura dell’INPS è stata, però, ribaltata dalla Giurisprudenza. Infatti per non perdere la pensione chi versa i contributi volontari dovrebbe fare riferimento a l’ordinanza 3575.
La soluzione della Corte di Cassazione
La Cassazione rifiuta questa decisione così severa dell’INPS. I giudici spiegano che dal Decreto Legislativo 187/1997, che disciplina la contribuzione volontaria, si ricava una regola diversa. Infatti, l’eventuale pagamento in ritardo dei contributi determina solo l’inefficacia di quello specifico pagamento ai fini contributivi. Oltretutto il lavoratore si vedrà rimborsare questo pagamento da parte dell’INPS. Dal ritardo non derivano altri effetti pregiudizievoli per l’interessato. Non è vero, invece, che il pagamento in ritardo preclude al lavoratore la possibilità di proseguire la contribuzione volontaria. La contribuzione volontaria può, dunque, essere ripresa, anche dopo il ritardo in un pagamento, fino a maturazione dei requisiti necessari per la pensione.