La Redazione di ProiezionidiBorsa ha trattato in diverse occasioni le varie possibilità per richiedere l’assegno pensionistico. In particolare, in un recente approfondimento, abbiamo analizzato le modalità per anticipare la data di pensionamento. Sono diverse, infatti, le casistiche utili per richiedere l’assegno INPS prima del compimento dell’età richiesta per la pensione di vecchiaia.
Possono ad esempio concludere anticipatamente la propria carriera lavorativa le persone impiegate in lavori gravosi o le lavoratrici che rientrano nell’opzione donna. Il diritto ad anticipare l’uscita dal mondo del lavoro non è relativo ai soli dipendenti a tempo indeterminato. La pensione a 63 anni per molti lavoratori a tempo determinato è, infatti, una realtà.
La Legge di Bilancio 2018
La Legge 205/2017, ossia la Legge di Bilancio 2018, ha modificato quanto previsto dalla precedente Legge 232/2016. La novità riguarda i lavoratori a tempo determinato che dopo aver concluso un contratto di lavoro, hanno anche esaurito l’indennità NASPI. Per questa categoria di lavoratori, in presenza di almeno 18 mesi di contribuzione nel triennio precedente, scatta il diritto all’APE sociale.
Insomma, la Legge di Bilancio 2018 ha istituito la pensione a 63 anni per molti lavoratori a tempo determinato. Inoltre, il comma 162 dell’articolo 1 della norma citata introduce anche ulteriori agevolazioni. L’accesso all’APE sociale avviene normalmente al sessantatreesimo anno di età ma alcune lavoratrici possono anticipare questo termine. Le donne che rientrano nei requisiti appena descritti potranno infatti richiede il trattamento INPS a 62 anni se hanno un figlio. Oppure scendere addirittura a 61 anni nel caso abbiano due o più figli.
Pensione a 63 anni per molti lavoratori a tempo determinato
Le norme introdotte dalla Legge di Bilancio 2018 allargano il diritto alla pensione a 63 anni per molti lavoratori a tempo determinato. Ad esempio, rientrano in questa casistica colf e badanti. Ossia lavoratori normalmente assunti a tempo determinato ai sensi dell’articolo 7 del relativo CCNL. Si tratta di una categoria con una forte precarietà occupazionale e difficoltà a trovare un nuovo lavoro sopra una certa età.
Le persone interessate a richiedere il trattamento previdenziale dovranno fare richiesta all’INPS allegando il proprio storico contributivo presente negli archivi UNILAV. L’Ente previdenziale valuterà l’effettivo esaurimento della NASPI e, solo per i lavoratori stranieri, il mantenimento della residenza in Italia. Il trasferimento all’estero del lavoratore comporta infatti la decadenza dal diritto all’APE sociale.