Pensieri sparsi nella mente di Mario Draghi di Giancarlo Prisco

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PENSIERI SPARSI NELLA MENTE DI MARIO DRAGHI di Giancarlo Prisco

Nell’ultima riunione della BCE, Mario Draghi ha mostrato una posizione “wait-and-see” rinviando una nuova espansione monetaria, preferendo posporre ogni decisione a quella che avrebbe assunto la Federal Reserve staunitense.

Oggichela FED ha avvato la sua politica di aumento dei tassi, lasciando intendere che potrebbero esservi fino a quattro hikes nel 2016, numerosi interrogativi restano a causa della reputazione ormai danneggiata da parte della Banca Centrale statunitense.

L’adozione da parte della FED di una politica monetaria basata su un approccio di brevissimo termine, diremmo a 1 ora nel gergo del trading, evidenzia implicitamente tutta la sua incapacita’ nel prevedere le conseguenze della sua scelta in quadro macroeconomico che, forse, non era totalmente adatto a questa iniziativa. Per questo i traders stanno scontando al massimo altri 1-2 hikes, perlomeno finche’ non vedranno risultati concreti in termini di crescita economica statunitense e di aumento del tasso di inflazione.

Successivamente alla sua decisione, la FED finora non ha generato volatilità sui mercati, ma solo un rialzo ordinato con picchi ribassisti improvvisi già dal giorno seguente.Ma dobbiamo considerarci ancora agli inizi perché il Forex non ha accennato ancora nessun nervosismo, cosa che potrebbe durare molto poco, soprattutto nel momento in cui la liquidità dovesse iniziare a scarseggiare.

Il problema è proprio la liquidità, perché in situazioni del genere basta qualche forte ordine di acquisto per scatenare un rialzo, o generare un effetto contrario in caso di vendita. In tal senso, la sensibilita’ del mercato alle “mani forti”e’ decisamente aumentata.

Diventa fondamentale, allora, nell’evitare le conseguenze recessive che molti hanno anticipato, il ruolo dell’Eurozona e dei suoi custodi, ossia della BCE, in particolare il comportamento che Draghi intendera’assumere relativamente alla parità Euro dollaro, ed al potenziare o meno l’attuale QE.

La questioneè sicuramente meno incentrata sul cambio Euro Dollaro sul quale il Governatore può intervenire in qualsiasi momento con ampliamenti dello stimolo monetario. La caduta del cambio, tuttavia, non può essere eccessiva dato l’effetto avverso sull’inflazione: la composizione della domandanell’Eurozona e’diversa strutturalmente da quella statunitense, condizionata dal deficit commerciale considerevole e da una domanda interna riferita nella sua quota prevalente a scambi intracomunitari.

Il problema maggiore e’, invece, rappresentato dal QE, che andra’ pilotato da Francoforte tenendo presenti sia le condizioni nell’Eurozona che la maggiore competitivita’ nei rendimenti che gli annunci da parte della FED hanno intenzione di generare. L’azione di Draghi mostrera’ la suaefficacia in misuradirettamenteproporzionaleallacoerenzaintertemporaledelledecisioniassunte.

Considerando nello sfondo ilnegoziato relativo al TTIP e le elezioni presidenziali statunitensi, dubito fortemente potra’ avviarsi uno scontro tra Eurozona e Federal Reserve. E’ verosimile un coordinamento (basato su una persistente divergenza) tra le politiche monetarie europea e statunitense, la quale potrebbe fornire ottimi risultati nel “contenere” gli effetti recessivi a livello mondiale della posizione restrittiva assunta dalla Federal Reserve. L’azione in coordinamento, pero’, rimarra’ precaria in quanto a copertura di una “anomalia macroeconomica”, e dunque esposta ad una volatilità esplosiva sui mercati azionari, valutari e delle commodities ogni qualvolta si verifichera’una situazione esogena di qualunque tipo.