Il peggio delle borse è passato?
Quando si apre un nuovo anno basta un poco di “zucchero” per tirare sul il morale degli operatori e i prezzi di borsa.
Una serie di congiunture ha favorito il forte rimbalzo del fine settimana.
Analizziamole con una sano scetticismo dettato dalla prudenza.
Cautela che ci suggerisce che questo rimbalzo potrebbe avere ancora un po’ di spazio ma difficilmente sarà coronato da una vera inversione del trend di fondo.
Almeno per il momento.
Fattori del recupero: davvero il peggio delle borse è stato già visto?
Vediamo cosa ha ridato fiato alle borse ma anche il relativo motivo di scetticismo:
– la ripresa di colloqui commerciali tra USA e Cina ha certamente contribuito ad alleviare i tormenti di chi temeva un’ immediata escalation dei dazi e contro dazi.
Sì, ma è corretto precisare che il tavolo delle trattative era programmato da tempo e che nulla di simile ad un accordo è ancora stato nemmeno avvicinato…
– Apple ha fatto un bel rimbalzo è vero. Normalissimo per il titolo più capitalizzato al mondo.
Sì, ma una nuova rivoluzione epocale come quella introdotta dagli smartphone e dalla conseguente prolungata fase di consumi connessi è al momento da escludere.
Apple resterà un grande brand ma al momento il crinale di discesa dei fatturati e degli utili pare inevitabile così come la discesa ulteriore nel prossimo futuro dei corsi di borsa. Rimbalzi sì, trend sarà ben difficile…
– Powell e la FED hanno rassicurato sulla tenuta dell’economia americana e questo è piaciuto molto. Ha precisato che le borse scontano uno scenario peggiore di quello ipotizzato dalla FED.
Sì, ma nel momento in cui Powell sente la necessità di precisare che se Trump chiederà le sue dimissioni lui non le darà di fatto conferma che la Fed, per quanto si dichiari elastica nella lettura dell’economia, non intende rinunciare a nuovi rialzi dei tassi di interesse.
Manovra che sappiamo quanto sarà osteggiata da Trump.
Stretta monetaria che strutturalmente porterà altra lettera sulle borse tanto più che è in corso l’attrazione di Tbond sicuri e finalmente remunerativi.
Nuova spinta dai dati macroeconomici
Ieri abbiamo visto pesare tanto il dato sui numeri dei nuovi posti di lavoro e poco e niente l’aumento in percentuale della disoccupazione salita da +3.7% a +3.9%.
Come dire. DOVEVA andare così…
La prossima settimana quindi offrirà dati macroeconomici potenzialmente in grado di amplificare l’umore dei mercati , difficilmente di modificarlo.
Lunedì, per esempio avremo a tre stelle soltanto l’ISM manifatturiero USA che insieme agli ordinativi alla fabbriche fornirà o meno conferma alle preoccupazioni latenti.
Un doppio dato positivo potrebbe favorire un ulteriore allungo delle borse americane e non solo.
A seguire martedì dovremo attendere il dato sui Nuovi lavori sempre in America per ricevere un impulso sui listini.
Nella norma si profila una giornata di prosecuzione di quanto impostato il lunedì.
Mercoledì molta curiosità per i dati occupazionali di Italia ed UE.
Certamente non driver di respiro globale ma comunque densi di significato per le prospettive delle economie e delle borse europee.
La BCE si prenderà i riflettori giovedì con al pubblicazione delle minute.
Per la verità non ci attendiamo grosse novità anche se replicare nero su bianco gli eccellenti equilibrismi dialettici di Draghi nell’ultima conferenza potrebbe non essere stato facile…
Se il quadro UE uscisse definito a tinte fosche qualche scossone potrebbe arrivare sulle borse.
I dati dell’immobiliare USA come di consueto saranno ondivaghi e poco incisivi sul sentiment di breve.
La settimana andrà a chiudere col PIL britannico tanto per chiarire una volta di più il peso o il non peso della BREXIT.
Effetti comunque attesi soltanto sui cross della sterlina.
Nel pomeriggio di venerdì interesse per i dati sull’inflazione negli USA : eventuale unico e reale campanello di allarme in grado di frenare la FED verso i rialzi dei tassi.
Vuoi vedere che le borse gradirebbero l’inflazione?