L’Istituzione religiosa cattolica entra in campo. Lo vediamo in TV dove in alcuni programmi serali d’informazione tra gli ospiti in studio ci sono una suora e un sacerdote. E poi la Santa Sede con l’intervento diretto del Papa. In primis la call con il Patriarca di Mosca Krill che comunque non pare aver sortito effetti benefici sull’andamento del conflitto. Vista la liaison tra il Patriarca e Vladimir Putin, potevamo sperare che il capo dell’ortodossia russa potesse spendere una buona parola. Magari l’ha fatto. Magari no. La battaglia intanto procede.
Il piano B
A questo punto il Papa, che comunque pare sia molto attivo a livello internazionale per cercare di invocare la pace, ha chiamato Zelensky. E non è la prima volta. I due si sono già sentiti il 26 febbraio, appena dopo i primi rombi di spari e bombe. Ieri è stata una mattinata tutta concentrata sull’Italia per il presidente ucraino che dopo il Santo Padre, ha proferito in Parlamento. E i toni sono subito stati diversi. Non ha accennato più alla no-fly zone, né fatto specifici riferimenti alla corsa agli armamenti. Addirittura tra i due, il più duro, è sembrato essere Mario Draghi. Chissà che il Papa non gli abbia sottilmente fatto capire che non è il caso di tifare per una terza guerra mondiale. Piuttosto sarebbe il caso di fermare l’escalation. Di provarci a tutti i costi.
Papa Francesco chiama Zelensky, i due si sentono per la seconda volta e per Bergoglio c’è l’invito a Kiev
Adesso, in verità, sarebbe opportuno parlare anche con Putin. Anche se lo zar non pare essere molto sensibile alla voce altrui. Soprattutto a quanto proviene dall’Occidente. Certamente però dobbiamo dare atto al Presidente russo di tenere molto all’aspetto religioso, seppure da un punto di vista squisitamente ideologico. In Russia, per Vladimir essere a braccetto con Kirill è anche un modo per conquistare la parte di consenso degli ortodossi. Quelli veri, fedeli e credenti. Una strumentalizzazione e una sorta di giustificazione per le sue scelte e decisioni. Ma a Kirill pare vada bene così. Entrambi sembra abbiano interessi da tutelare. Consociamo quelli dello zar. Per il Patriarca invece, a voler pensare male, potrebbero servire i finanziamenti pubblici. Soprattutto il leader ortodosso di Mosca sembrerebbe interessato a divenire riferimento di tutto il Mondo ortodosso, oltreconfine.
Papa Francesco chiama Zelensky. I due si sentono per la seconda volta e per Bergoglio c’è l’invito a Kiev. E se dovesse accettare, ci sia consentito, sarebbe meglio si allungasse fino a Mosca. Se mai dovessero accoglierlo. Immaginare che il Santo Padre possa essere una minaccia sarebbe veramente fantascienza.