Panic selling, titoli di stato buttati dalla finestra, voci di default imminente, non sono altro che le diverse facce di una situazione, che può però essere razionalizzata e compresa sia in termini di analisi tecnica, che fondamentale.
Iniziando dalla seconda, quello che risulta evidente, è una situazione di discrasia finanziaria, cioè situazione in cui l’andamento del mercato non trova riscontro nella realtà economica e finanziaria del nostro paese.
Infatti, l’analisi fondamentale non si occupa solo di definire il fair value dei titoli, ma anche di definire il quadro economico complessivo, soprattutto per comprendere se determinati trend di mercato paiano, o meno, giustificati.
E vediamo, quindi, perché la recente situazione di panic selling non pare giustificata.
I fattori su cui hanno fatto leva i recenti ribassi riconducono, sostanzialmente, ai seguenti:
rapporto debito /pil
insoddisfazione e reazioni negative alla manovra finanziaria
voci di dimissioni imminenti del ministro Tremonti.
Esaminiamo, quindi, i diversi fattori nel dettaglio:
rapporto debito/pil.
Chi è studioso di economia sa bene che questo rapporto è sempre stato tradizionalmente molto elevato per l’Italia, e quindi, cosa è cambiato in breve volger di tempo?
Nulla.
In realtà, assolutamente niente, in quanto, anche in condizioni più critiche dell’attuale, semplicemente gli speculatori hanno ribassato i prezzi dei titoli di stato, per richiedere un maggior tasso d’interesse.
Se si vuole compiere un’analisi oggettiva della situazione del debito di un paese, non ci si deve dimenticare, infatti, di considerare taluni fattori.
Il debito italiano è prevalentemente in mano ad italiani, e la tendenza al default o meno non è legata, in quanto tale, al debito, ma soprattutto all’andamento tendenziale del rapporto deficit/pil.
Se questo rapporto tende a migliorare, un paese è sulla via giusta per perseguire il risanamento, e com’è messo questo rapporto per l’Italia?
Ebbene, pare proprio che con la manovra ventilata si approssimasse una parità di bilancio, situazione rara, e quindi, come si nota, il pessimismo finanziario esprime, anche sotto questo profilo, una sorta di sottovalutazione della reale situazione italiana.
Perché, dunque, tutte queste reazioni negative, e di tale consistenza?
Intanto, le reazioni negative sono state causate, in primis, non tanto da prospettive negative, quanto dalla rabbia per misure che colpirebbero i mercati finanziari.
Il condizionale è d’obblligo, visto che quel che conta non è il disegno della manovra, ma la manovra definitivamente approvata, ma la reazione si riferisce a quanto prospettato.
E’ chiaro che misure come aumento dei bolli sui depositi, incrementi della tassazione sulle rendite (sui titoli corporate, e non su quelli di stato) non piace.
E si tratta di una misura, quella sull’incremento della tassa al 20%, che certo avrebbe ripercussioni negative, in termini di profitti aziendali, dovendo le imprese incrementare il rendimento dei loro titoli obbligazionari, per continuare ad offrire lo stesso rendimento netto al mercato, con aggravio degli oneri finanziari.
Ma diciamolo chiaramente, se questa manovra non è piaciuta al mercato, è soprattutto perché l’ha proposta un governo di centrodestra, mentre parte delle misure di questo tipo erano da sempre previste da forze di centrosinistra.
Il mercato, quindi, ha fatto un ragionamento di questo tipo: se un governo di centrodestra, da sempre contrario a questo genere di misure, le adotta, è perché i conti pubblici italiani sono messi proprio male.
La verità è un po’ diversa, in quanto se la situazione fosse questa, allora neppure le misure di questo tipo consentirebbero un ravvicinato pareggio di bilancio.
Diciamo, piuttosto, che il ministro Tremonti non è propriamente un liberale, ma da vecchio socialista, ha preferito cogliere la possibilità di misure di incremento delle entrate, che dovrebbero portare ad un pareggio, mentre se fosse prevalsa, nel governo, altra leadership economica, riconducibile ad esempio ad Antonio Martino, avremmo invece probabilmente assistito da tempo ad un welfare che non regala tutto a tutti, ma che avrebbe iniziato a far pagare la sanità e tanti altri servizi a chi gode di redditi alti.
Tali contrasti di linee economiche hanno ulteriormente indebolito il governo, nell’ambito di un “al lupo al lupo” ingiustificato.
Se a tutto questo aggiungiamo le voci di dimissioni di Tremonti, troviamo conferma di voci che hanno soffiato sul ribasso, non tenendo conto della situazione reale, insomma, una situazione di chiara sottovalutazione dei mercati.
Anche perché, se anche Tremonti dovesse dimettersi, come si dice, morto un papa…..magari ne segue uno anche migliore….
Quanto precede dovrebbe spiegare come talora si creino situazioni di discrasia finanziaria, e come in occasioni di panic selling troviamo spesso più occasioni d’acquisto, che di vendita.
Se poi l’esame della situazione passa sul piano dell’analisi tecnica di borsa, indubbiamente non possiamo non notare, comunque, una negatività di fondo del mercato italiano, anche alla luce di talune varibabili di medio/lungo.
Analizzando il FIB (future sul FTSE MIB) con le barre mensili, qualcuno si ricorderà che siamo stati buoni profeti.
Avevamo da tempo avvertito che era presente, tracciabile sui massimi di maggio, giugno e luglio 2007 una rilevante trend-line ribassista, che ha continuato a fare sentire i suoi effetti.
Da febbraio di quest’anno tutti i tentativi di superamento sono falliti, e quindi, forse, anche tale elemento tecnico va tenuto nella giusta considerazione, nell’ottica dei ribassisti, e non solo le voci di default.
Se poi, su time frame inferiori, osserviamo la situazione grafica, notiamo come progressivamente siano state rotte al ribasso diverse trend line supportive di medio/lungo, e se anche tentiamo di tracciare una trend line dal minimo del 2009 sino al recente minimo di ieri, notiamo come la parallela di resistenza non paia dar la parvenza di conglomerare i corsi ancora in un trend di lungo al rialzi, a differenza di quanto possiamo invece constatare sull’Eurostoxx.
Le prospettive: riteniamo che il recente panic selling sia assolutamente ingiustificato, per motivi macroeconomici, sui titoli del debito, mentre più articolata si presenta la situazione di borsa.
Probabilmente, in caso di tenuta del Dow Jones, assisteremo ad una situazione neutro/oscillatoria, con punte di volatilità, ma al momento destinata a non poter ancora definire una ripartenza per un trend rialzista di ampie dimensioni.
Tale situazione d’incertezza potrebbe protrarsi anche fino ai mesi autunnali e, salvo inaspettati ed anticipati segnali di ripresa di lungo, solo a partire dalla fase di fine estate/autunno, assisteremo ad una più convincente ripresa dei corsi italiani.