Tra le materie prime, l’oro ha da sempre un posto d’onore. Ma viste le ultime vicende in campo internazionale, in molti si chiedono: è il momento di investire nella più famosa delle materie prime?
Il settore oro
Il primo trimestre è ormai in fase di chiusura ed è il momento di iniziare a tirare le prime somme su quanto accaduto. Infatti in molti sono a considerare i primi tre mesi dell’anno come una sorta di indicatore per il prossimo mood del 2019. In particolare le minacce sull’oro si stanno dimostrando più deboli del previsto.
I rialzi Fed
La prima paura riguarda senza dubbio il rialzo dei tassi di interesse. I due inizialmente “sospettati” per il 2019, si sono ridotti a zero. Da cosa nasce questa scelta della Fed? Pazienza, atteggiamento dovish e, non ultimo, un presidente Trump ansioso di lasciare il dollaro debole. Tutti elementi che hanno senza dubbio facilitato la decisione. A questo si aggiunga un panorama internazionale contraddistinto sempre più da rischi geopolitici. E ancora. Insidie rappresentate da una guerra commerciale che sembra dover continuare.
Cosa aspettarsi dalla quotazione dell’oro?
Prima di tutto è bene ricordare, come ha fatto UBS, che gli acquisti di oro da parte delle banche centrali hanno recentemente visto un forte incremento. Per questo motivo per il metallo prezioso si guarda ad una media per il 2019 di $1.350 l’oncia. Stessa cifra per Natixis. A dare la spinta, la progressiva debolezza dell’economia Usa, debolezza che si manifesterà nella seconda metà del 2019. Più cauti, ma sempre ottimisti, gli analisti di UBP. Per loro la quotazione per i prossimi mesi non va oltre i $1.300. Brexit, debito pubblico statunitense (in aumento) e incertezze Usa-Cina al primo posto tra le cause che hanno motivato la previsione.
La strategia di Goldman Sachs sull’oro
Chi invece si è dimostrato ultra-bullish è stata Goldman Sachs. La sua view sul 2019 punta ad una posizione long sul metallo giallo. Gli Usa sono innegabilmente all’apice della forma economica, il che suggerisce che presto il rallentamento che si è dimostrato a livello globale potrebbe intaccare anche gli States. Una situazione che, complice la già citata politica ultra accomodante della Fed, permetterà un aumento sensibile sulla domanda del bene rifugio. Numeri alla mano si parla, da Goldman, di un upgrade sulla quotazione che porterà i prezzi in area $1.450.
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