La lotta che molte persone ingaggiano contro la bilancia di casa e i chili di troppo è spesso piuttosto dura da combattere. Sarà capitato a molti almeno una volta nella vita di vivere momenti in cui sia comparso un irrefrenabile desiderio di cibo e una fame incontrollata. Alcuni ricercatori hanno focalizzato la propria attenzione sulle alterazioni a livello ematico che potrebbero giustificare l’aumento di appetito durante la giornata. Oltre che dallo stress gli attacchi di fame improvvisa potrebbero dipendere da quest’alterazione del sangue talvolta ignorata. Vediamo di seguito di cosa si tratta.
Quali tutele per chi ha problemi intestinali
Il rapporto che ciascuno ha con il cibo può essere un descrittore persino di alcuni tratti del carattere. Non è un caso che la relazione tra emozioni e alimentazione sia talmente stretta da suscitare un grande interesse scientifico nel campo della ricerca. Talvolta la vita frenetica e il tran tran quotidiano possono avere delle ricadute che interessano la sfera alimentare e non solo. In alcuni casi si possono registrare situazioni particolarmente invalidanti. Abbiamo precedentemente visto quali sono le 5 malattie croniche intestinali che danno diritto alla pensione di invalidità. Laddove si presenti una vera e propria situazione sanitaria critica, l’INPS assegna circa 300 euro al mese per problemi gravi a stomaco e intestino.
Molto spesso si tende ad attribuire allo stress la causa di alcune alterazioni all’organismo. Questo è sicuramente un fattore importante se consideriamo quanto il cortisolo possa influire sul metabolismo e l’appetito, ma non è l’unico dato da considerare. Delle interessanti evidenze circa la costante sensazione di fame emergono da una recente ricerca condotta dal King’s College di Londra.
Oltre che dallo stress gli attacchi di fame improvvisa potrebbero dipendere da quest’alterazione del sangue talvolta ignorata
Nello studio scientifico in questione i ricercatori hanno condotto delle indagini su oltre 1.000 volontari registrano gli andamenti glicemici per 2 settimane. Partendo dalle fisiologiche osservazioni sulle variazioni glicemiche che si verificano nell’organismo a seguito dei pasti, gli esperti hanno notato alcune differenze tra gli individui. Simili variazioni si verificano normalmente nell’organismo nelle prime due ore successive al pasto.
Tuttavia in alcuni soggetti esse apparivano piuttosto marcate anche in momenti successivi. Alcuni partecipanti, definiti come “big dippers”, sperimentavano dei cali di zucchero significativi circa 2-4 ore dopo il picco iniziale. In tali soggetti i livelli di zuccheri nel sangue scendevano repentinamente al di sotto dei livelli basali prima di risollevarsi. In questi partecipanti, hanno verificato gli studiosi, si poteva generalmente registrare un senso di fame più accentuato del 9% rispetto alla norma. Inoltre, essi tendevano ad aspettare mezz’ora in meno per il pasto successivo rispetto a coloro che registravano cali glicemici meno accentuati. Questo dato potrebbe fare luce su alcune differenze individuali che esistono nel controllo del peso e dell’assunzione calorica. Sebbene molti aspetti restino ancora da studiare, i risultati rivelano quanto sia importante approfondire gli studi sulle variazioni glicemiche che si verificano nelle persone.
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