“Olive verniciate”. Questa l’intitolazione conferita ad un’operazione svolta dal Corpo forestale all’interno di una serie di controlli sulle olive da tavola. I responsabili dovranno rispondere d’impiego fraudolento di additivi non a norma di legge, vendita di alimenti non genuini, ma anche di detenzione e uso di sostanze destinate all’alimentazione pericolose per la salute. Una campagna che quindi mirava a combattere l’uso di solfato di rame, bioaccumulabile all’interno dell’organismo umano. Una persistenza indebita, peraltro difficilmente smaltibile dall’uomo, come accade per tutti i metalli. Vediamo quindi, in fatto di olive come distinguere quelle verniciate dalle naturali.
Il business delle olive colorate artificialmente
Ma perché sottoporre le olive ad una colorazione artificiale? Il motivo è presto detto. L’occhio umano risulta più attratto dai colori più vividi e uniformi. Ma non si tratta solo di una fraudolenta e insana operazione di marketing alimentare, quanto anche di un escamotage finalizzato a perseguire un duplice interesse. Vale a dire: riciclare le olive, spesso di colore sbiadito, prodotte nelle annate precedenti, smaltendo al contempo le scorte di magazzino. Una vera e propria operazione di restyling ai danni però dei consumatori.
Quali sono quelle più a rischio
Se l’operazione summenzionata mirava a stanare il giro di olive verdi taroccate, non è che chi predilige le olive nere può dormire sonni tranquilli, tutt’altro! Ma in questo caso diciamo che il danno per il consumatore consiste nell’acquistare olive colorate e dal valore nutritivo pressochè nullo. Pertanto, se nella confezione di olive nere che si sta per acquistare, compare come luogo di provenienza la Spagna e come stabilizzante il gluconato ferroso, attenzione. Si tratta di olive colorate, seppur non nocive. La domanda che in tal caso ci si dovrebbe porre è: perché spendere soldi per qualche cosa dalle trascurabili proprietà organolettiche?
Olive: come distinguere quelle verniciate dalle naturali
A questo punto dopo aver messo in guardia, è dovere di chi fa informazione suggerire anche delle linee guida. La prima dritta viene proprio dal Corpo forestale. Vale a dire: diffidare sempre delle olive che oresentano una colorazione troppo intensa e uniforme. I prodotti naturali non hanno infatti mai colorazioni omogenee, per cui di fronte ad olive nere come l’inchiostro, meglio tirare innanzi. E qui si viene al secondo e forse scontato suggerimento. Vale a dire: prediligere sempre olive in confezioni trasparenti, anziché in lattina, così che sarà facile verificare l’apparenza delle olive.
La qualità indiscussa di alcuni tipi di olive
Se poi si vuole mirare a prodotti veramente di qualità, non sarebbe male assaggiare le olive di Gaeta DOP, ma anche il Leccino pugliese. Per chi poi ama sapori e aromi più intensi, anche le olive taggiasche andrebbero messe nel carrello della spesa. A parimerito, anche le olive greche “Kalamata”, nere naturali e molto pregiate. Dunque, con qualche accorgimento in più, gli aperitivini a base di spritz e olive sono salvi!